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295. Francesco Sforza a Galeotto Ratti 1451 febbraio 10 Lodi

Francesco Sforza vuole che il capitano di giustizia Galeotto Ratti, che detiene per furto Taliano Dalla Corna e Giacomo Dalla Chiesa, indaghi appieno su Giacomo, descritto da persone dabbene come soggetto stimato, suggestionato da Taliano ma non recidivo. Sospenda pertanto ogni procedimento contro detto Giacomo, mentre per gli altri faccia quanto ragione e giustizia richiedono.

[ 77r] Domino Galeotto Ratto, capitaneo iustitie.
Siamo advisati et informati come sonno in toe mane uno Taliano dala Corna et Iacomo dalla Ecclesia per cagione de uno furto per loro commesso in una casa nel borgo de porta Orientale de Mediolano, come più ad pieno deve apparere et constare alla toa corte, et in ci intendi prosequire et fare quanto rasone importa secundo li ordini et ragione et iustitia. Et, perché simo molto pregati con grande instantia per lo dicto Iacomo et da persone dabene et ch'el dicto Iacomo fu subducto da esso Taliano et non fu may in simili casi né commise più furti et che è bona persona et cossì reputato et noy vorriamo intendere bene el facto de questo Iacomo, acci la ragione abbia luoco, volimo et commandamote che contra el decto Iacomo non procedi altramente et debbi suprasedere finché altramente te scriverimo et advisarimo dela intentione et voluntà nostra in questo. Et iterum ne informarai ad plenum de questo Iacomo, si commisse altri furti, la sua fatura et conditione et che et como, che sappiamo dei facti soy quanto bisogna et quanto se deve. Et de ci ne advisarai diligentemente, subito et bene, che gli possamo maturamente provedere. Contra gli altri malfactori volimo provedi et exequischi quanto ragione et iustitia vole. Laude, x februarii 1451.
Cichus.