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304. Francesco Sforza a Cosimo de' Medici, Boccaccino e Nicodemo 1451 febbraio 13 Lodi

Francesco Sforza ricorda a Cosimo de' Medici di avere preso ai suoi servizi il marchese di Mantova e di averlo fatto luogotenente generale e che per le cure del suo stato Ludovico Gonzaga ha dovuto prendere il conte Francesco dei Pico della Mirandola, il cui genero, marchese di Fosdinovo, è in lite con Firenze. Francesco Sforza esorta dunque Cosimo a far sì che il marchese di Fosdinovo non sia molestato, in modo che il marchese di Mantova possa servirsene.

[ 79r] Domino Cosme de Medicis.
Come la vostra magnificentia sa, nuy havimo conducto alli nostri soldi et servitii lo illustre signor marchese de Mantoa (1) et, ultra che nuy lo havemo conducto ad nostri servitii, lo havemo anchora ellecto et deputato nostro locotenente generale. Et, perché esso illustre segnor marchese haverà pur ad stare absente dal stato suo per respecto alla cura et governo gli havemo dato del stato nostro, ha considerato de havere qualche persona digna de auctorità et conseglio alla quale luy possa commettere et lassare el stato suo in guardia, tanto starà occupato nele cose nostre. Et cossì ha ellecto el magnifico conte Francesco dala Mirandola, del quale, ultra che sia persona suffitientissima et degna de simile et maiore dignità et impresa per ogni respecto, luy prende ogni bono concepto più che de niuna altra persona havesse potuto ellegere. Et cossì esso magnifico conte Francesco de bona voglia lo ha acceptato, che anchora ad nuy è stato gratissimo et accepto per respecto al contentamento ne ha havuto el prefato illustre signor marchese et perché esso conte Francesco ad nuy è molto affectionato. Ma, perché esso magnifico conte Francesco ha molto a cuoro (a) lo marchese de Fosdenovo, suo genero, et non vedendo le cose del genero in quieto et reposso cum quella excelsa comunità, cum la quale è in deferentia, come la vostra magnificencia sa, maxime al presente, che intendimo la causa sua et del marchese Spinala essere commissa et quella excelsa comunità pretendere de volergli tore uno certo suo palazo, chiamato el castello dala Aquila, come la magnificentia vostra si p rendere certa, non havendo el prefato magnifico conte Francesco se non questo figliolo, per respecto alla unica sua figliola saria casone de fare che esso conte Francesco renuntiasse questa impresa, la qual cosa, ultra che al prefato illustre signor marchese fosse in grandissimo damno et preiuditio, saria anchora ad nuy grave et molestia. Il perché confortamo et pregamo stretamente la vostra magnificentia gli piaza volere operare cum quella excelsa comunità cum quelli modi gli parerà expediente ch'el prefato marchese da Fosdenovo non sia turbato né molestato de quella castello dela Aquila, ma che quella excelsa comunità lo habia recommandato et gli faza in ogni cosa bon tractamento, per modo che esso illustre signor marchese possa valerse del prefato magnifico conte Francesco. Et in questo pregamo la vostra magnificentia voglia operare la vostra solita diligentia, perché ad nuy non poria fare cosa più grata, perché questo è tucto nostro facto proprio. Et a nostra satisfatione ve piaza in questo fare resposta cum bono effecto, come nuy lo expectamo. Laude, xiii februarii 1451.
Cichus.
Scriptum fuit Boccacino et Nicodemo (2) in favori marchionis de Fosodenovo et missa fuit sibi copia suprascripte littere directive magnifico Cosme de Medicis, et cetera. Data ut supra.
Cichus.


(a) Così in A.

(1) Ludovico Gonzaga.
(2) Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini da Pontremoli.