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386. Francesco Sforza a Borso d'Este 1451 marzo 3 Milano

Francesco Sforza rivendica con il marchese d'Este il diritto di intervenire nella vertenza tra il conte Torelli e i signori da Correggio.

[ 94v] Domino marchioni Estensi, et cetera.
Illustris, et cetera, respondendo a quanto ne scrive la vostra signoria circha quello habiama scripto ali magnifici conti da Corezo per lo debbato è tra epsi et lo spectabile conte miser Cristofaro Torello, dicemo che certo ne spiace molto la dicta differentia et tanto n'è stata molesta per lo passato che per dessiderio sia levata via et restino le parte in bono acordo non ci habiamo lassato cosa affare, adaptandone, come bene sa la signoria vostra, a tucti li favori deli dicti conti, sì per rispecto dela excelentia vostra sì anche perché li amano cordialissimamente. Ma, considerato che per le vie rasionate non hè sta' possibille se leve la dicta differentia et che miser Christofaro, quale per reverentia de nui et a nostra instantia è ristato paciente de remanere spogliato et turbato nella sua possessione, quale haveva paciffice nel tempo ch'el fece la recognetione deli suy feudi da nui, cum speranza che se dovesse terminare per li iudici a chi fu facta la commissione, ce havea richesto cum instantia lo dovessimo conservare et defenderle in quelle rasione ha et recongnosci da nui per rispecto del feudo, etiam cum tale protestatione che, segondo siamo consigliati, potrea dare cum iustitia esser liberato dal feudo se nui non lo defendessimo, scrivissimo ali dicti conti non veder nuy cum quale honestade potessemo diffirire de non satisfare al debito nostro et non riponere el dicto conte Chistofaro a quella possessione siamo informati c'el era nel tempo predicto et erali stato lo patre zà più de anni xl. Al presente, volendo meglio intendere quello habiamo affare, siamo consigliati che lo conte Christofaro non se p lamentare si gli offeriamo de fare rasione come iudeci competente de ambe le parte, perché, siandoli ministrata rasione, non p domandare executione de facto. Et questo per lo simili non possemo né debbeno li conti predicti recusare, per che non è dubio epsi esser nostre, sì perché sonno citadini de Parma et tengono in parmesana più cose sì anche perché, siando stati subditi et obligati al'illustrissimo quondam signore duca passato, nostro padre et suocero, maxime per li soi privilegii ducali, del quale habiamo nui le rasione de Parma et del'altro dominio, debeno cum nui restare come erano cum la sua signoria. Et, perché la vostra fraternitate ce scrivi li dicti conti esser cum sì, dicemo che tucti li nostri intendiamo siano cum voi sempre et non mancho vostri che de nui stessi, ma ben sa la vostra signoria che non posseno fare ad altri veruna obligatione per la quale se derogi né preiudici alo naturale dominio et ala superioritate quale [ 95r] havemo sopra li feudatarii ho subdicti et li citadini dele citade et terre nostre, etiam in caso più forte che nui li havessimo ben consentito dovesseno fare adherentia cum la signoria vostra non preiudicaria ale predicte nostre rasione, per che l'adherentia non preiudicha ala civilitade et ale altre obligatione, le quale restano in suo vigore, si bene el subdito de voluntade del suo signore fa obligatione de adherentia, de colligatione o di feudo cum uno altro signore. Per la qual cosa, ad evitare tucti li scandoli et affare se togli la differentia tra le parte antedicte in forma che non sia nicessaro avenire a veruna via de facto ma piutosto de rasione, ci pare et cusì vi pregamo debiati confortare li conti che mandino da noi persona instructa cum suffitiente mandato ad aceptare lo comissario et iudice li daremo in questa causa, lo quale procedere (a) et terminarà di rasione et provederà che scandolo non occorra. Et nui quello serà terminato per epso faremo mandare ad executione senza viruna contraditione, ricordando che, non vinendo o non mandando, com'è dicto, serà niccessario procedere in contumatia loro secundo la rasione vorà. Pronte et aparechiati sempre ali piacere dela signoria vostra. Medioli (b), iii martii 1451.
Cichus.


(a) Così in A.
(b) Così in A.