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651. Francesco Sforza al podestà di Piacenza 1451 aprile 27 Milano

Francesco Sforza vuole che il podestà di Piacenza non punisca nessuno di quei piacentini da lui convocati con minaccia di 100 ducati a testa per gli assenti, perché i cinque presentatesi si rimisero alle decisioni dei quattro cittadini che li avevano preceduti.

Potestati Placentie.
Perché ad quisti proximi passati per nostre littere te scrissimo dovissi mandare ad certi nostri citadini piasentini, che dovesseno retrovarse alla nostra presentia per tucto el dì de sabato proxime passato sotto pena de duchati trecento per ciaschaduna, cioè de ducati 100 per uno, d'applicarse irremissibiliter alla Camera nostra, et quilli erano anotati in esse lettere et de quilli ne siano vinuti da nui quisti cinque descripti de sotto, li quili sonno remasti d'acordo in nostra presentia cum l'altri quatro erano vinuti (a) prima et ad loro remissa ogni auctorità et bailia del facto del compartito, siché volimo che ad quisti cinque sonno vinuti et alli altri doveano vinire non ve ne debbi dare et fare, né far fare impacio, molestia et recressimento alcuno per dicta cagione per vigore de dicte nostre littere, né commandamento che gli havimo cussì promesso, et volimo se gli observi. Data Mediolani, die xxvii aprilis 1451.
Cichus.
Daniel Sovrano,
Stephano da Tredazo,
Iacomino Faxolo,
Bartolomé Bechacorvo,
Piero da Chiavari.


(a) Segue da nui depennato.