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653. Francesco Sforza a Nicolò da Palude da Parma 1451 aprile 27 Milano

Francesco Sforza vuole che Nicolò da Palude da Parma, commissario sopra gli alloggiamenti alessandrini, proceda ad quanto vole la rasone contro quelli di Sezzo per ciò che hanno fatto contro gli uomini del conte Gaspare e minaccia i disobbedienti ai suoi ordini per gli alloggiamenti di una punizione che serà exempio ad tucto Lombardia.

Nicholao de Palude, commissario super alogiamentis alexandriensibus.
Havimo (a) recevuto la tua littera quanto tu ne hai scripto del'acto che hanno usato quilli da Sezo verso quilli del conte Gasparro; diceme che ne rencresce et duolo. Et per dare ad intendere ad ogniuno che questo acto ne sia stato molestissimo come è, intendimo che sia proceduto ad quanto vole la rasone, ad ciò che un'altra volta non presummano incurrere in simili excessi. Ultra ciò gli havimo scripto che se loro sarà più disubidienti ad quello che tu gli commandarai per nostra parte circha el facto delli alogiamenti, gli faremo tale castigatione et punitione che serà exempio ad tucto Lombardia, siché voglie exequire pur li ordini nostri et fare quello che tu hay daffare, et del tucto de advisarai. Del tuo andare ad casa ne siamo contenti et cussì ti mandiamo qui alligata la licentia in scriptis. Data Mediolani, die xxvii aprilis 1451.
Iohannes.


(a) Segue inteso espunto.