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727. Francesco Sforza a Ungaretto 1451 maggio 5 Milano

Francesco Sforza rimprovera Ungaretto per la sua disobbedienza, avendo portato ai confini di Gravellona i suoi soldati che hanno danneggiato prati a Barbavara e il relativo seminato dei gentiluomini locali. Gli ordina di ritornare con i suoi uomini a Mortara e di starci.

Hungaretto.
Contra la voluntà nostra et nostri comandamenti facti e l'anno passato et da pochi dì in qua hay mandato li toy ale confine de Gravarona et gravezi li gentilhomini di Barbavari, nostri servitori, facendoli pascere dali toy cavalli e le prate loro et etiamdio certo formento in esse prate seminato et pare dichi, se habbiamo inteso per una toa littera scripta a Marcholino, che non te levaray se non tel dicimo de bocha. Dela quale inobediencia toa et tuo scrivere restiamo tanto male contenti quanto se potesse dire et ne pare che usi troppo grande presumptione a non obedire le nostre lettere et maxime, havendo possuto intendere per quello havimo più volte scripto non essere de mente nostra che tu te parti, nì etiamdio se partino li toy del lozamento deputato im Mortara et molto mancho che li dicti nostri servitori siano dannezati et male tractati. Pertanto de novo te comandiamo et volimo, per quanto hay cara la gratia nostra, che vedute le presente lettere faci levare tutti li toy et redure a Mortara senza exceptione et contradicione alchuna et senza expectare te dicamo de bocha che gli faci levare. Et guardate molto bene non solo da dannezare li dicti gentilhomini, ma etiamdio da non torre l'herbe de quelli da Mortara nì d'altri, excepto se per li dicti homini da Mortara non te fosero assignate. Et sii certo che se non obediray questo nostro commandamento in levare li toy et fare como è dicto gli providerimo in forma che te ne pentiray et cognosceray, altramente che per lettere haverne facta cosa ingrata et molestissima, se bene per questo dovessimo venire lì personalmente. Mediolani, v maii 1451.
Cichus.