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744. Francesco Sforza a Galeazzo d'Arco, ai priori della comunità di San Fiore, a Nicodemo Tranchedini da Pontremoli 1451 maggio 11 Milano

Francesco Sforza dopo aver espresso al conte Galeazzo d'Arco il suo dispiacere per la morte della sorella, nonché cognata del duca, assicura Galeazzo dell'interessamento presso il papa perché intervenga a protezione delle sue terre nel dubbio che Simonetto le abbia ad attaccare a nome della maestà del re de Ragonia.

[ 168v] Comiti Galeaz de Archo.
Havemo inteso quanto haveti scripto a Bosio, nostro fratello, per una vostra data a xxviii del passato, continente più parte et principalmente el caso della morte della magnifica madonna Cicilia, vostra (a) sorella et nostra cognata, del quale havimo preso uno singulare dispiacere parendone quello è il vero como anchora pare a vuy, cioè che la casa vostra sia privata de una notevole et singulare madonna, et bemché questo caso sia da dolerse sempre pure, essendo irrevocabile et comune a cadauna persona, ve confortiamo et preghamo ad havere bona patientia et demonstrare in questo la vostra solita constantia et virtute, perch'el simile farà Bosio. Et perché pare et che vuy et quelle communitate ve dubitati che Simonetto a nome della maestà del re de Ragonia vengha ale offese vostre et per questo diceti havere deliberato andare a Roma et operare che la santità del nostro signore ve toglia in protectione, dicemo che non possimo credere che la maestà prefacta debbia tentare cosa alchuna contra de vuy, immo credemo piuttosto che reguardaria et vuy et qualunche di nostri per l'amore ch'el ne porta et per la reverentia portiamo noy a santità soa. Lodiamo, però, per maiore secureza et per schivare ogni periclo che potesse accadere, che attendati a bona guardia et faciati ogni provisione expediente ala salute vostra. Et etiandio ne piace che andagati dala santità del nostro signore et faciati recommendacione alla santità soa de quelle terre. Et acioché essa santità ve accepti, como siamo però certi che la farà, scrivimo per l'aligata ad Nicodemo, nostro canzellario, quale se retrova a Roma, che facia ogni opera per vuy et per le cose vostre et credimo farà optimo fructo. Apparechiati ad tutti gli piaceri vostri. Mediolani, xi maii 1451.
Cichus.
De simili continentia ut supra, scriptum fuit prioribus communitatis Sancte Flore; item Nicodemo, canzellario, quod instet apud sanctitatem domini nostri de eo quod dicitur in littera superius annotata. Data ut supra.
Cichus.


(a) Segue sol depennato.