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762. Francesco Sforza a Lanfranchino de Lamo e a Guffadino da Roncarolo 1451 maggio 16 Milano

Francesco Sforza chiede ai cittadini cremonesi Lanfranchino de Lamo e a Guffadino da Roncarolo di concedere un certo lasso di tempo al cameriere ducale Pizetto, loro debitore confesso, perché, così, il duca gli darà modo di soddisfarli.

Lanfranchino de Lamo (a) et Guffadino de Runcharolo, civibus Cremone.
Siamo certissimi che vuy sii very creditore de Pizetto, nostro cammorero, perché luy non denega il credito vostro, anzi se chiama vero creditore et soa et nostra intentione è che vuy habbie el debito tuo como iuste deviti havere; ma perché lo dicto Pizetto, como sey informato, non ha il modo de satisfare ad vuy et alli altri se nuy non gli damo el modo, pertanto ve comfortiamo et caricamo vogliati (b) havere per alcuni dì sufferentia ad questo suo debito, perché presto nuy gli daremo tal modo et provideremo alli facti suy per tale via et forma che luy porrà fare ad vuy et all'altri el suo dovere, perché cussì è sua intentione et nostra. Della qual cosa ne faray piacere singulare et cosa gratissima avisandove che quello aspecto farety al dicto Pizetto lo farray ad nuy propriy perché lui non ha alcuno modo ad satisfarvi, se (c) nuy non gli lo damo. Data ut supra.
Cichus.


(a) Segue civi Cremone depennato.
(b) Aggiunto ti in interlinea.
(c) Segue luy depennato.