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836. Francesco Sforza al comune e agli uomini di Casteggio 1451 maggio 26 Milano

Francesco Sforza si lamenta con il comune e gli uomini di Casteggio per non aver provveduto a costruire le mura del borgo e ciononostante che da anni egli avesse lasciato alla comunità 100 ducati con i quali avrebbe potuto provvedervi. Vuole scoprire dove sia finita tale somma con le entrate del borgo per cui manda il suo vicario generale, Giovanni Centone, che può, occorrendo, avviare un'azione di sindacato.

Communi et hominibus Clastigii.
Havimo inteso per littere del capitaneo nostro de lì che la mazore parte del muro de quella nostra terra è ruinato nì mai gli è facta provixione alchuna de repararla inanze ch'el ruinasse, et che non gli provedi altamente tutto el resto andarà dreto a ruinare. De che ce maravigliamo et dolemo, et tanto più quanto ce ricordiamo che essendo a campo contra Piasenza ve concedissimo de quelle nostre imbotate cento ducati et altre cose per le quale podevi molto bene providere a quelle mure. Il perché havimo commisso a messer Iohanne Centono, nostro vicario generale, che vegna lì et intenda ove sono andati quelli cento ducati et le intrate de quella nostra terra, che tochano a quello comune et chi le ha manezate. Et se per alchuno sarà commisso errore in quelle intrate, lo sindichi et facia rasone contra ogni uno, et sia chi se voglia. Mediolani, xxvi maii 1451.
Cichus.