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184. Francesco Sforza al commissario di Como 1451 luglio 18 Cremona.

Francesco Sforza comunica al commissario di Como di essere a conoscenza dell'evacuazione in massa della popolazione cittadina causa la peste. Lo informa che il Consiglio segreto per ovviare all'abbandono dei castellani ha dato disposizione in proposito. Gaspare da Sessa, renitente in sulle prime a venire lì con i suoi fanti, ha posto le condizioni che, oltre la "taxa de ch'el ha de fuora" abbia vino per sé e i suoi fanti. Ai comaschi non resta che ritornare in città o provvedere vino ai fanti.

Commissario Cummarum.
Havimo inteso quello ne hay scripto della condetione della peste vigente in quella nostra cità et della evacuatione d'essa per la dicta casone: del che ne rencresse et dole grande- mente et circha de ciò non acchade a dire altro se non ch'el se voglia (a) fare ogni riparo possibile alla inibitione della dicta peste. Similmente non achade a dire altro al facto di Castellani, perchè el nostro Consciglio secreto ne scrivi havergli proveduto; Gasparre da Sexa havimo comfortato al venire lì cum li fanti suy; luy s'è facto assà (b) difficile a volerly vinire, perchè à cara la vita como li altry, pur per compiacere, ne ha dicto esserne contento cum questo che, oltra la taxa ch'el ha de fuora, quelli nostri citadini gli daghino del vino per uso suo et di fanti. Consederato adoncha che per quelli nostri citadini non se affà che la cità resti diffornita, volimo fazi opera et instancia presso d'essi che, o ritornino loro ad habi- tare dentro, o provedino del vino alli fanti predicti. Et in questo non vogliano adurre difficultà alcuna, perchè sanno bene l'importantia grande d'essa cità. Data Cremone, die xviii iulii MCCCCLprimo.


(a) Segue grandemente depennato.
(b) segue poss depennato.