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40. Francesco Sforza ad Antonia Maria Fieschi 1451 giugno 19 Milano

Francesco Sforza scrive a donna Antonia Maria Fieschi che lui non sa nulla dei divieti che il vescovo di Tortona le pone perl le "castelle" che ha in quel territorio, perché, se il porporato gliene avesse parlato, l'avrebbe dissuaso di fare "novitate alcuna". Si dice felice che suo marito si sia rimesso.

[ 12r] Magnifice domine Antonie Marie de Flisco.
Per quello ne ha scripto Antonio Guidobono, nostro secretario, et anche per littere vostre scripte a Cicho, havimo inteso come la magnificentia vostra molto dubita che lo reverendissimo monsignore de Terdona non vi faza impedimo (a) novitate per le castelle quale tenete in Terdonese, el che suspicati voglia fare con nostro consentimento. Dela quale cosa molto maravigliandose per clarificatione vostra vi scrivemo che nuy non sapimo de ciò cosa alcu- na, nè a nuy may ne parlò el dicto monsignore sopra ciò, sichè con nostro consentimento non è per fare novitate a!cuna. E quando bene ne l'avesse dicto, vi certificamo che noy non lo haverissimo (b) consentito, nè le consentiressemo may, dove vi confortiamo a fare de bona voglia et non dubitare puncto di questo, perché vi certificamo havimo non altramente caro il bene vostro che il nostro proprio. Ceterum, havimo havuto molto caro havere inteso della convalescentia del magnifico vostro consorte et ne havimo havuto (c)singulare apiacere, perchè ogni bene suo reputiamo nostro medesimo. Data Mediolani, die xviiii iunii MCCCCL primo.
Cichus.


(a) Così in A.
(b) Segue consp depennato.
(c) u di havuto in interlinea.