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110. Francesco Sforza a Stefano Sanvitale 1451 giugno 25 Milano

Francesco Sforza scrive al conte Stefano Sanvitale di non molestare don Antonio da Esio per le cose dell'abbazia e di restiture quanto ha preso. Se ritiene di avere ragione, si rivolga al podestà di Parma, cui ha affidato la soluzione della vertenza.

Comiti Stefano de Sancto Vitali.
Per una altra nostra lettera, sottoscripta de nostra mano propria, havereti inteso quanto havimo molesta la differentia quale vertisse fra vuy et don Antonio da Esio, la quale, desiderando noy de levarla, omnino vi confortiamo et cossì volimo debiati desistere di fargli né (a) lassargli fare molestia né impedimento alchuno in le cose che ha spectante a quella abbacia, imo lassati et permetteti et permetteti (b) stare quietamente et pacificamente alla possessione d'essa. Et acioché esso non habia casone de lamentarsi gli sia facto forza, volimo gli debiati restituire liberamente quello gli haveti pigliato della dicta abbacia, remettendolo im possessione senza alchuna opposicione, como era de prima. Et se forse pretendesti havergli rasone, volimo habiati recorso al podestà nostro de Parma (1) cum le rasone vostre, al quale per nostre lettere havimo commisso essa vostra differentia, che la debia cognoscere et diffinirla per rasone. In le quale cose non fareti difficultà alchuna, acioché non daghati materia de scrivervi più circha questa casone. Mediolani, xxv iunii 1451.
Cichus.


(a) Segue lassargli in interlinea su lassali depennato.
(b) Così in A.

(1) Identificato come Giovanni Giordani da Pesaro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 459).