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136. Francesco Sforza a Gentile di Leonessa 1451 luglio 4 Cremona

Francesco Sforza assicura Gentile di Leonessa che come d'abitudine osserverà la bona vicinanza anche nel caso denunciatogli dal di lui famiglio Anselmo circa il famiglio portatosi in terra sforzesca con cavalli, arme e roba di Gentile. Rifacendosi alla buona vicinanza, il duca ricorda a Gentile di essere ancora in attesa di una risposta a una lettera in merito inviata il 24 giugno.

[ 40r] Gentili de Leonessa.
Havemo recevuto la vostra lettera et inteso quanto ne ha dicto Anselmo, vostro famiglio, de quello vostro famiglio s'è fugito et venuto qua et che l'ha exportati via cavalli, arme et robba vostra, et che gli vogliamo fare restituire per observare la bona usanza, et cetera. Dicemo che dal canto nostro sempre è stata et è nostra intentione observare la bona vicinanza et usanza et cossì disponimo servare per l'avenire, como etiandio ve ne habiamo scripto alli dì passati per un'altra nostra data in Mediolano a dì xxiiii del mese passato, dela quale non havemo havuta resposta alcuna. Pertanto ve piaza darci resposta ad quella, perché quello se observarà per voy dellà se observarà per noy de qua. Circha la parte de questo vostro famiglio, perché questo è de altra natura, considerato era homo d'arme de Bartolomeo Coliono et facto homo d'arme per luy et retrovandosse luy Bartolomeo qui et siando costuy venuto da luy, non vedimo cum quale honestate possiamoli far tore questa robba. Circha le altre cose che non sono de questa natura, dal canto nostro siamo apparechiati fare quanto habbiamo scripto et proferto per un'altra nostra. Cremone, iiii iulii 1451.
Cichus.