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14. Francesco Sforza al referendario di Pavia 1451 giugno 10 Milano

Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia di avvalersi del salario del podestà di Pavia per la restituzione dei soldi al castellano di Cassano d'Adda, derubato da alcuni individui portatisi a Pavia, cui il podestà, nonostante l'ordine di far loro restiture il maltolto, nulla ha fatto per obbedire al duca.

[ 10r] Refferendario Papie (1).
Essendosse già più dì fugiti dal nostro castellano da Cassano (2) alcuni compagni de quella nostra città, l'uno Matezolo da Pavia, Guerero, Michele et Gabriello, dicto Casamata, portandogli via Matezolo ducati tre, Guerero soldi cinquanta, Michele ducato uno et soldi vintisey et Casamata ducato uno, et essendosse reducti lì ad Pavia, nuy scripsemo al podestà (3) dovesse provedere che li dicti restituiscero li soy dinari al dicto castellano, quale non ha facto niente, como dal presente mandato da esso castellano intenderite. Pertanto, deliberando nuy ch'el dicto castellano habbia li soy dinari et inteso como el podestà ha neglecto de fargli ministrare iustitia contra li dicti, como gli havemo scripto, volemo et commettimo che, constando ad ti ch'el dicto castellano debbia havere debitamente li dicti dinari o de quelli trovasso el dovessi havere, debitamente gli satisfaci integramente suso el salario del podestà de quella nostra città. Et in questo non fare obiecto né exceptione alcuna, perché deliberamo dare ad intendere al dicto podestà che deliberamo essere obediti. Data Mediolani, die x iunii 1451.


(1) Non identificato (la carica è segnalata da SANTORO. Gli uffici, p. 319, dal 1459 gennaio 1).
(2) Identificato come Villano da Gualdo (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 602).
(3) Identificato come Giovanni Manfredi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 316).