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216. Francesco Sforza a Matteo da Pesaro 1451 luglio 17 Cremona

Francesco Sforza scrive a Matteo da Pesaro dei Maestri delle entrate di non prendersi affanno per il malcontento dei balestrieri, ma di lasciarne a lui il pensiero. Si curi invece di avere sempre i mensili milleduecento ducati, in modo che i lavori del castello di Milano procedano senza tregua.

Matheo de Pisauro ex Magistris intratarum.
Havimo recevute tue lettere et inteso quanto ne hay scripto del facto de quelli nostri balestrieri, che stanno malcontenti perché dicono havere impugnate loro balestre. Dicimo che haviti facto bene a darne questo aviso, ma ve dicimo che delli dicti balestrieri tu lassi lo pensiero ad nuy et non ne pigliare caricho alcuno. Atende pur che al lavorero de quello nostro castello non manchino dinary, ma che continuo se gli possa lavorare suso. Alla parte delli denary che domandano quelli che sonno sopra lo dicto lavorero, havimo inteso quello che tu scrivi et cussì anchora quello che ne ha scripto Philippo circha questo facto, unde te dicimo che tu attende pur ad sforzarti cum ogni tuo studio et intellecto che ogni mese loro habbiano 1200 ducati, perché cum quisti loro possano fare molto bene, et fa che questi non gli manchino per modo alcuno, perché se rendiamo certi che tu debbi comprendere [ 57r] quanto importa al stato nostro el lavorare ad quello castello el non lavorare. Et in questo fa che non bisongne scrivere né replicar più. Alle altre parte delle tue lettere non achade fare resposta, se non che del tutto restamo advisati. Data ut supra.
Cichus.