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25. Francesco Sforza a Giacomazzo da Salerno 1451 giugno 12 Milano

Francesco Sforza scrive a Giacomazzo da Salerno che, per fargli cosa gradita, è disposto a liberare l'uomo detenuto a Pizzighettone: vuole però che quest'ultimo dia garanzia di trecento ducati di non recarsi nel territorio veneziano né di tramare contro lo Stato.

[ 13r] Domino Iacomacio de Salerno.
Inteso quello ne haveti scripto de quello povero homo che è destenuto a Pizgitone, dicimo che, quantuncha per lo errore commisso merita grande pena, nondimeno per compiacervi siamo contenti farli gratia. Et però scrivemo al nostro podestà de Fiorenzola (1) che toglia securità da luy de trecenti ducati ch'el non andarà sul terreno de veneciani né praticarà contra noy et lo stato nostro in dicti né in facti. Et tolto ch'el l'habia, subito ne avisi el Folignato, nostro castellano de (a) Pizgitono (2). Scrivimo etiandio al dicto castellano che, quam primum sia avisato della receptione d'essa securità, subito lo relaxi de presone. Sollicitati aduncha vuy che cossì se facia. Et quantuncha dicemo de sopra ch'el non vada nel terreno de venetiani, nondimeno volimo la securità dica ch'el non andarà fora del terreno nostro. Mediolani, xii iunii 1451.
Cichus.


(a) Segue piy depennato.

(1) Identificato come Simone Benedetti da Pesaro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 504).
(2) Identificato come Folignate da Perugia (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 639).