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288. Francesco Sforza all'abate di San Celso 1451 luglio 23 Cremona

Francesco Sforza sollecita l'abate di San Celso di far avere a Marino de Vultorino, già economo dell'abbazia di Civate, i venti ducati promessi.

Domino abbati Sancti Celsi Mediolani.
Nuy ne credevamo havesti satisfacto don Marino, quale fo iconumo de Chieva (1), delli xx ducati restati in convencione cum luy in nostra presentia, como era vostro debito. Mò è venuto da noy dicto don Marino, quale se grava che non gli haveti may satisfacto, dela quale cosa prendimo admiracione et reputamo questo sia nostro grande manchamento, considerato, como sapeti, che luy domandava ducati L et noy lo fecimo remanere contento de ducati xx. Pertanto ve scrivimo et dicimo, confortandovi ad volere providere che dicto don Marino habia dicti denari per debito et honore vostro, in modo non ne habiamo più querella, quali denari fareti exbursare ad messer Petropaulo, nostro capitaneo de Martesana (2), perché cossì se contenta el dicto don Marino. Così vogliati providere che siano satisfacti et acorrdati li debiti quali fece el dicto don Marino, cossì vogliati providere che siano satisfacti et acordati li debiti quali fece el dicto don Marino (a) per bonificacione et rectifficare le cose della chiesia al tempo fo icconumo lì, como restasti in convencione. Cremone, xxiii iulli 1451.
Cichus.


(a) Così in A.

(1) Marino de Vultorino.
(2) Identificato come Pietro Paolo Pontani da Spoleto (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 203).