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340. Francesco Sforza a Tommaso Tebaldi da Bologna 1451 luglio 28 Cremona

Francesco Sforza scrive a Tommaso Tebaldi da Bologna, commissario di Como, di mandare a prendere i fanti di Gaspare da Sessa; procuri che detti soldati siano pagati e cerchi di far loro dare del vino. Si meraviglia ch'egli dica che i castellani e i connestabili non siano ben pagati, perché dal Consiglio segreto è stato ordinato ai Maestri delle entrate di fare i debiti pagamenti. Lo informa poi di aver scritto a maestro Zuchino di andare a Como per i lavori al naviglio.

[ 84r] Thome de Bonomia, commissario Cumarum.
Havimo recevute le toe lettere et inteso quanto ne hay scripto,al quale, respondendo, prima, alle parte delli fanti de Gasparo da Sessa, dicimo che mandi a tore essi fanti a toa posta, li quali vegnerano, avisandote ch'esso Gasparo ha lassato uno suo nepote o parente, quale governa essi fanti, et te obedirà in tutto quello che commandaray, ali quali faray respondere delle taxe, como tu ne scrivi, et similmente sforzate de fargli dare del vino et fargli bene tractare. Alla parte che anche non sia bem provisto a quelli nostri castellani et conestabili, dicimo che se meravigliamo, perché noy habiamo littere dal nostro Consiglio secreto havere ordinato cum li Magistri delle intrate nostre che gli provedano deli loro pagamenti; et cossì credimo noy farano. L'officiale quale richiede essere mandato là sopra la peste cum arbitrio de revedere le paghe d'essi castellani et conestabili, lo mandarimo presto cum piena possanza et piaceno lo ricordo tuo. Alla parte che ne scrivi non essere lavorato in quello nostro navilio, dicimo che molto ne dispiace et per questo mandiamo noy da magistro Zuchino che subito venga là per fare lavorare; et maravigliamosse che non se facia più virile executione in retrahere suxo li denari delli debitori del vescovato. Pertanto volimo che servi ogni modo et via che se scodano dicti denari et non se mancha in cosa alcuna. Et cossì diray per parte nostra ad Antonio da Varexe al quale, como tu say, havimo commisso queste executione, avisandote che è nostra intencione che se lavori nel dicto navilio. Preterea commendiamoti del'aviso ne hay facto delli fanti quali sonno venuti a Pergamo quali pensi siano forse venuti per casone della polvere che è trovata in pelle nel porto da Musso, et cetera; al che non accade farti altra resposta, ma te confortiamo et caricamo stii previsto et attento per quello lacho et per quelle vallate ita che non possa intervenire manchamento né sinistro alchuno, che del tutto ne sii advisati. Et de quanto occoresse in quelle parte digne de noticia nostra, volimo che subito ne avisi. Cremone, xviii iulii 1451.
Cichus.