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358. Francesco Sforza a Lancillotto da Figino 1451 luglio 31 Cremona

Francesco Sforza scrive a Lancillotto da Figino che la comunità di Parma si lamenta per il comportamento dei soldati, in particolare dei fanti di Francesco da Tiano che sono andati sui terreni dell'abate di San Martino, con gravi danni. Il duca gli ordina di far uscire detti fanti dalle proprietà dell'abate e di obbligarli a stare negli alloggi loro destinati.

[ 87v] Lanzalocto de Figino.
La comunità de Parma ne scrive querelandose deli desordini et damni se commetteno per li soldati nostri allogiano in quelle parte li quali non stano fermi nelli loro designati allogiamenti, ma vagando hora in questa, hora in quell'altra villa con gravo damno delli cittadini, et sopratucto se lamentano delli fanti de Francesco da Tiano quali sonno tucti reducti adosso in suso le possessione et terreni del'abbate de Sam Martino, li quali el consumano et consumariano in tucto demorandoli più. Pertanto perché questi desordini et damni ad nuy rencrescono sumamente, volemo subito debbi ordinare che li dicti fanti se levino dale spale del dicto abbate et se ne vada[no] ali soy alogiamenti dove li sono stati deputati o deputaray, secondo per le altre nostre te havemo scripto. Et cura de exequire con tale diligentia et celerità ch'el prefato abbà non ne supporti più danno, né nuy ne habiamo più rechiamo né querella. Data Cremone, ultimo iulii 1451.
Iohannes.