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380. Francesco Sforza a Sceva Corti 1451 agosto 3 Cremona

Francesco Sforza scrive a Sceva Corti di procedere contro Marchetto, famiglio di Corrado fratello del duca, che ha commesso molti furti confessati anche davanti a Sceva. Altrettanto vuole che si faccia contro i soldati che hanno derubato gli uomini del conte Alberto. Impone, ancora, che si faccia restituire la cavalla tolta al cavallaro ducale Giovanni Matto. Infine ordina che si faccia avere al famiglio di Alessandro, fratello del duca, i denari che gli spettano.

Domino Seve de Curte.
Havimo inteso quanto ne haveti scripto de Marchetto de Rezio de Toschana, famiglio de Conrado nostro fratello, quale ha commisse molte robbarie et confessato denanzi a vuy, et cetera. Al che respondendo vi dicimo, perché non è nostra intencione che siano robbati et malmenati li nostri homini in tale modo, et maximamente dali nostri, quali voressimo noy sempre deffendergli dali inimici, che debiati procedere contra esso luy predicto Marchetto non aliter como vole et dispone la rasone, aciò che sia exempio et documento all'altri de vivere et deportarsi honestamente et bene et non commettano tale robbarie et excessi, quali ne sono molto exosi et molesti. Alla parte de quelli altri soldati, quali hanno robati l'homini del conte Alberto suso la strata publica, dicimo che ne rencresse molto et volimo che ve sforzati, per ogni modo, havergli nele mano et, potendoli havere, subito destenendoli ne avisareti. La cavalla tolta ad Iohanne Matto, nostro cavallaro, volimo la fazati restituire et quando quello che l'ha tolta se fesse renitente, volimo lo faciati pretendere, avisandone poy della soa detenzione. All'altra parte del famiglio de Alexandro, nostro fratello, venuto là con lettere d'esso Alexandro per conseguire certi denari ch'el debe havere da Cazavillano, nostro homo d'arme, dicimo che, havendo inteligentia con dicto Alexandro sopra ciò, gli debiati fare rasone. Data Cremone, die iii augusti 1451.
Cichus.