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398. Francesco Sforza a Ludovico da Bologna e agli Anziani di Tortona 1451 agosto 5 Cremona

Dal momento che l'emergenza della peste è cessata, Francesco Sforza scrive a Ludovico da Bologna di lasciare in città i soldati che precedentemente gli aveva ordinato di spostare nel contado, ora occupato dalla soldatesca del Colleoni.

Lodovico de Bononia.
Benché più volte te havissimo scripto che dovesti levare quele nostre gente d'arme fuora di quella nostra cità pe[r] renderli securi dalla peste, quale se exasperava molto in essa, et remerterli per el contado, nondimancho, perché pur intendimo mò che, mediante la gratia de Dio, essa peste è pur cessata et se spera che da mò inanzi non debia tropo exasperare, ita che le dicti gente d'arme non sonno più contenti restar dentro che partirse de fuora, et maxime perché da poy sonno sopravenuti là quilli del magnifico Bartholomeo Coglione, dove è stato necessario li habbi dato logiamento in quello contado, per non haver havuto el modo de farli logiare altrove, per el grande caricho havemo d'esse gente d'arme, per la quale loro sopraiunta mò sappiamo che non se poria trar fuora della dicta nostra cità quelle dicte nostre gente d'arme, se non cum grande danno et desturbo delli nostri (a) d'esso contado. Pertanto, deliberandose nuy de non aspettare tante lamente et reclami, quanto ne farriano dicty contadini, ti committiamo et volimo che lassi lasse (b) le dicte nostre gente d'arme logiate dentro stare in li loro logiamenti, né li metteray fuora per cosa alchuna, facendoli providere delle thaxe loro per lo passato et per l'avenire, como è l'usato. Et in questo farray non intervenga manchamento alchuno. Data Cremone, v augusti 1451.
In simili forma: Ancianis Terdone, iniungendoli che debiano retenere dicte gente d'arme como gli ordinerà Ludovico da Bologna.


(a) Segue homeni depennato.
(b) Così A.