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461. Francesco Sforza a Giuliano Benigni da Firenze 1451 agosto 14 Lodi

Francesco Sforza scrive a Giuliano Benigni da Firenze, priore di Pisa, che desidera sia posta fine alla vertenza fra Filippo Fieschi, commendatore della precettoria di San Giovanni di Genova, e fra' Pietro Inviziati da Alessandria, commendatore dal Castellaccio, a causa della commendatoria dal Castellaccio. A tale proposito, già tempo fa, ha scritto al Gran Maestro del convento di Rodi senza, però, averne ancora avuta risposta.

Domino Iuliano de Beningnis de Florentia, priori Pisarum, et cetera.
Vertendose già longo tempo certa difirentia fra li venerabili miser Filippo dal Fiescho, comandatore dela preceptoria di San Zohanne dela cità de Zenoa per una parte, et fra' Petro deli Invitiati dala (a) cità nostra de Alexandria, comandatore dal Castellacio per l'altra parte, per casone d'essa comandaria dal Castelacio, per la quale stanno diffirenti insima, utrum ella debbia essere unita cum quella dicta comandaria de Zenoa vel ne, como più largamente intenderà la reverenda paternità vostra dale dicte parte. Desiderando nuy molto che dicta diffirentia fidesse iuridicamente dicisa et cognosciuta, sì per fare le dicte parte concorde insime et non havessero continuamente a stare (b) in questo afanno et differentia, sì etiandio per levargli ogni odio, et perché non se (c) frustasero in spese et in litigii, scripsimo per le nostre lettere, già grande tempo fa, al reverendissimo Gran Maistro del convento de Rodi, pregandolo [ 109v] ch'el volesse intendere le rasone del'una parte et del'altra, et deinde decidere et diffinire per soa sententia de essa dicta differentia et declarare quanto gli apparesse di rasone et avisarne poi nuy del dicto apparere suo, et quanto per nuy fusse a fare, perché tucto cercharissimo exequire non altramente como la reverenda paternità sua ne advisasse. Et may per fino ad hora non havimo havuto risposta né chiareza alchuna da essa reverenda paternità sua. Et perché pur dicta diffirentia sta indicisa et nuy desideramo grandemente sia congnosiuta et diffinita iuridicamente per li respecti predicti, havendo sentito la reverenda paternità vostra essere nelle parte di qua, la quale poderà cognoscere dicta diffirentia, confortiamola et pregamola voglia vedere et intendere le rasone del'una parte et del'altra, et intese, terminare, diffinire et declarare quanto gli parerà de rasono, et da poy avisarci puy nuy del'appare[re] suo et quanto per nuy sarrà a fare, perché tucto quello de che saremo avisati da essa paternità vostra, nuy lo mandarimo ad exequutione, certifficandola che, per lo appetito havimo de levare dicta diffirentia, a nuy farà cosa molto grata; ali bo[n]i piacery della quale nuy siamo continuamenti apparechiati. Data Laude, die xiiii augusti 1451.
Cichus.


(a) Segue ltra depennato.
(b) a stare in interlinea.
(c) se in interlinea.