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5. Francesco Sforza ad Angelo da Caposilvi e Stefano Zaccaria 1451 giugno 10 Milano

Francesco Sforza scrive ad Angelo da Caposilvi e Stefano Zaccaria di cercare di avere tra le mani Matteo e i compagni autori del furto di cui si è lamentato il marchese di Ferrara. Dopo avere catturato i due, li costringano a confessare i nomi di coloro che hanno partecipato al furto e li tengano in prigione a Casalmaggiore.

Angelo de Caposilvis, Sthefano de Zachariis.
Vederiti per la copia inclusa quello ne scrive lo illustre signor marchese de Ferara (1) del robamento alias facto per quelli de Rabotto et quanto de questa cosa ne carica et stringe la signoria sua, alla quale delliberamo omnino satisfare in questo facto. Pertanto volimo et ve commendiamo che, immediate havuta questa, per quella honesta via ve parerà habbiati informatione dove logiano quelli due de Rabotto, cioè Matheo et lo compare contene la dicta lettera. Et, saputo dove siano logiati, volimo tegnati modo di farli venire lì ad Casal Maiore senza dimostratione alcuna et, quando siano lì ad Casalmaiore, li fati destinire quanto segretamente sia possibile, che homo del mondo ne sappia niente, et poy, immediate siano destinati, gli fati confessare quelli se retrovorono con loro ad fare dellà da Po quello ne scrive el signor marchese et, como li sappiati, vedeti cum ogni vostra diligentia haverly nelle mano tutti quilli sonno colpevoly de questo facto et che niuno ne sappia niente, donec non li habiati tutti, quali metteriti in presone et ceppi che non possano fugirse per alcuno modo. Et ne respondiriti subito como li haviriti nelle mano. In questa cosa ve portati cum ogni dilligentia sia possibile per modo satisfaciati (a) ad questa nostra voluntà, perché non poristi far cosa più agrata, attento la instantia ne fa el prefato signor marchese. Cussì ad quello lavoro non perdeti una hora de tempo. Mediolani, die decimo iunii 1451.
Cichus.


(a) Segue che depennato.

(1) Borso d'Este.