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508. Francesco Sforza al Consiglio segreto 1451 agosto 18 Lodi

Francesco Sforza esprime ai membri del Consiglio segreto le sue perplessità per quanto potrebbe succedere a Milano per la loro assenza, soprattutto perché la città è sprovvista di ufficiali. Il divieto dato da Antonio Landriani a proposito delle vettovaglie per Landriano è stato da lui suggerita, perché, dovendo il duca andare a Vigevano, ove Bianca Maria è prossima al parto, per il camino de Landriano, ha così voluto affinché quello loco non se infectasse.

[ 119r] Consilio Secreto.
Habiamo veduto quanto per tre vostre littere responsive ale nostre ne scriviti. Dicimo quanto al facto de Milano che quello ve havemo scripto non è stato perché ne havessemo afanno né malanconia, perché siando vuy là siamo certi non potria succedere cosa alcuna che sinistra fosse; ma el dubio nostro è che, siando vuy absenti e tuti l'altri officiali, non venisse per questa tal absencia ad incorrere qualche picolo errore che non essendoli che gli remediassi porriano poy seguire deli altri scandali che non se li porria cossì sine dificultate provedere, etiandio che sentendose abandonato Milano ne seria desfavore alo tractato presente dela pace da Roma, siché, quanto a nuy, pareva l'officiali non se partissero.
Ala parte dele victualie, qualle mancano ad Milano per desordine deli officiali et inobedientia che loro hanno dali homini et subditi, et perché diceti de Landriano, dicimo che questo deveto ha facto Antonio de Landriano l'ha facto de ordine nostro, perché siando la illustre nostra consorte a Viglevano per parturire e nuy deliberamo andare a visitarla e fare quello camino de Landriano, disponemo quello loco non se infectasse, perché quello passo haverà ad frequentarse per li messi andarano et venerano dala prefata nostra consorte et a nuy, finché la starà lì a Viglevano. Siché questa è stata è la casone, ma li altri qualli non prestarano et debita obediencia e reverencia ale nostre littere, volimo li castigati et puniti segondo li errori soy, et quello non porriti far voi, ne avisati noy, che lo farimo noy cum effecto, perché deliberamo omnino essere obediti dali nostri. Laude, xviii augusti 1451.
Cichus.