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521. Francesco Sforza ad Azzone da Monteacuto 1451 agosto 20 Lodi

Francesco Sforza scrive ad Azzone da Monteacuto, castellano di Pallavicino, di essere contento che quella rocca sia fornita dei frutti e delle entrate della valle, e che il resto sia lasciato alle donne di Cantalupo. Vuole poi, siccome i podestà locali non esercitano il loro ufficio, che tale compito lo assuma lui, con i conseguenti salari e vantaggi. Ritiene, infine, onesto che Gentile da Corte venga spesato per tutto il tempo che è stato e starà lì.

Azoni de Mo[n]teacuto, castellano Pellavicini.
Inteso quello ne ha referito Zentile da Corte, dicimo, quanto alla parte di fructi, che siamo contenti che d'essi fructi et intrate de quelle valle fornisse quella rocha per uno anno. El resto volimo lassi ale donne de Cantalupo. Et perché ne ha etiamdio dicto che li potestati non exercisseno più li officii, siamo contenti che tu exercissi le dicte potestarie fin al beneplacito nostro, et ne habii et consigni quelli sallarii, utilitate et commoditate che ne consiguano essi potestati. Ulterius, perché non saria honesto ch'el dicto Zentile fosse stato et stesse lì a soe spese, volimo gli provedi gli sia facto bone spese per quello tempo è stato et starà lì per questa casone. Laude, xx augusti 1451.
Cichus.