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533. Francesco Sforza al Consiglio segreto 1451 agosto 21 Lodi

Francesco Sforza scrive ai membri del Consiglio segreto di intervenire per provvedere a che i pochi lecchesi rimasti sul posto e i fanti che sono là non abbiano a morire di fame a causa della peste. Per evitare che le biade, destinate a Lecco, prendano un'altra direzione, il duca dispone che vengano mandate due persone fidate che portino dette biade a Malgrate, ove si farà il pane, che poi verrà portato a Lecco.

[ 124v] Dominis de Consilio secreto.
Havimo recevuto le vostre lettere per le quale restamo advisati della commissione haveti facta per nostra parte ad Thomase de Marcholeone circha el facto de Lecho, per la lettera ne è scripta da Lecho, quale ne haveti mandata inclusa; dela qual cosa remanemo contenti et commendiamo quanto haveti facto. Ceterum per querella ne fano li dicti homini de Lecho, intendemo che tum per respecto del morbo è saltato nella dicta terra, tum etiam perché la maiore parte delli homini della dicta terra sonno obsentati alla dicta terra, non sono conducte biave per modo che, non essendogli facta provisione, quelli sono remasti nella dicta terra moreriano de fame, ad che ad noy pare summamente necessario fare opportuna provisione siché quelli homini et fanti sono nella dicta terra habiano da vivere; ma ne pare anchora che in questo sia da havere tale advertentia che, sotto pretexto de condurle ad Lecho, le biade ne fosero conducte fuora del territorio nostro. Pertanto nostro parere è, et sic vobis dicimus et scribimus, che havuta questa trovati doe persone quale siano fidate et sufficiente, ali quali fati quele commissioni ve parerano opportune et subito le mandati ad Malgrate, le quale volimo habiano cura de provedere de far condure dele biave ad Malgrate et far lì del pane et deinde farlo condure ad Lecho, siché habiano da vivere quelli gli sono, ordinando che quelli duy mandareti se intendano col capitaneo de Martesana, con Thomaso de Marcoleone et col potestà de Lecho, ali quali ne scrivemo; et che in questo usino tale diligentia et sollicitudine che ad quelli de Lecho non manchino victualie, ma che anche (a) non vadano fuora de terreno nostro, admonendogli etiam che se portino bene e drictamente che de loro non habiamo altro che bona relactione. Et de quello sequireti ne vogliati per vostre lettere advisarne, apponendo però, non guardando ad quanto dicimo de sopra, quelli megliori et più salubri et opportuni remedii vi parerano. Laude, xxi augusti 1451.
Cichus.


(a) anche in interlinea.