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622. Francesco Sforza al commissario di Como 1451 settembre 4 Lodi

Francesco Sforza scrive al commissario di Como circa lo spostamento, causa peste, della gente di Gaspare da Sessa in abazie vicine alla città, sempre continuando i Comaschi a fare quella provvigione cui sono tenuti. Dà poi disposizioni in merito a quelli della Valsolda e Cima, renitenti a dare ai soldati quanto debbono, aggiungendo anche per venti giorni o un mese del vino.

Commissario Cumarum.
Sentimo che la peste ha commenciato dannezare quelle gente de Gasparro da Sessa sono in quella nostra cità de Como; per la qual cosa volimo che tu gli provedi de altro alogiamento più propinquo alla cità che sia possibile, ut puta in una de quelle abbacia lì propinque o in altro loco sano, como meglio te parerà, ordinando che per quelli da Como se gli facia quella provisione lì dove sarano posti che gli facevano in la cità. Ceterum perché sentimo che quelli del Valsoda et Cima non fano el dovero a quelle gente che sono taxate como deveno et como gli è ordinato, volimo che tu provedi per ogni modo et via che ge lo faciano, admonendoli che se non lo farano gli ne farimo venire voglia. Vede, in super, per qualche modo dirrecto o indirecto de fare che gli diano uno puocho de vino almancho per xx dì o uno mese, confortandoli che mò che ne vene el novello lo vogliano fare voluntera. Laude, iiii setembris 1451.
Cichus.