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623. Francesco Sforza a Galeotto Ratti 1451 settembre 4 Lodi

Francesco Sforza scrive a Galeotto Ratti di non poter consentire che, in una città quasi deserta per la peste, anche lui possa assentarsi.

[ 144r] Domino Galeotto Ratto.
Inteso quello ne scriviti de caso occorso al vostro cavellero et ala vostra fantescha et del desiderio vostro de absentarvi per alchuni pochi dy, ve respondimo che nuy ve compiacerissimo volontiera in questo et in ogni altra cosa perché ve havimo più caro vivo che morto, como possiti credere; ma considerate le presente conditione de peste per la quale Milano è vacuato et etiandio el Consiglio et li altri offitii sonno partiti overo se partiranno de Milano et che, partendovi etiandio vuy ne poteria seguire qualche male, presertim per quelle cose che scripsimo al conte Gasparre, ve confortiamo et caricamo vogliati haver patientia et non levarvi da lì et redurvi in la casa de Sforza, quale è sana et netta, overo in la cità in qualunque loco vi parerà che speramo pur in Dio che questa cosa debbia megliorar presto. Data Laude, q[u]arto septembris 1451.
Iohannes.