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869. Francesco Sforza a Lancillotto da Figino 1451 settembre 27 Lodi

Francesco Sforza comunica a Lancillotto da Figino che tre uomini d'arme di Rabotto stanno per passare ai servizi del conte Giacomo Piccinino. Vuole che, insieme con Bianchino Rabotto, proceda alla cattura e alla detenzione dei predetti e che avvisi i consoli delle terre dove stanno gli uomini di Rabotto di trattenerli con la loro roba. Infine gli ordina che, fra i tre, cerchi di prendere soprattutto Francesco da Calabria e gli faccia confessare i nomi di coloro che volevano scappare.

[ 199v] Lanzilotto de Figino.
Havimo informatione dal canto dellà che alchuni delli homini d'arme del strenuo Rabotto sono per fugirsene et andare col conte Iacomo Picinino, con il quale già sono convenuti. Et quamvisdio non habiamo chiaramente el nome de tutti loro, più siamo chiariti che sono almancho tri, benché Rabotto se dubitò del più, fra li quali havimo del certo Francisco de Calabria del Todeschino, et Alexandro ha grande suspecto esso Rabotto, per la quale cosa volimo che intendendote con Bianchino de Rabotto, quale mandiamo là per questa casone, tu procedi caute et subtilmente alla detencione et presa delli predicti. Et primo, acioché la cosa se facia securamente et per modo non intervengha fugha de veruno de loro, volimo che tu advisi et admonissi li consuli dele terre et lochi dove stano allogiati essi de Rabotto, che stiano sulo aviso de retenirli loro e la robba sua, quando volesseno fugire et non aliter. Postea attenderay cautissimamente a pigliare el dicto Francisco de Calabria in modo che veruno altro non lo sappia, et pigliati che l'haveray, secrete lo farai confessare quelli tutti volevano fugire. Et circha questo te portaray cum bona descriptione et cautella acioché la cosa passi senza scandalo, et provederay che li loro cavalli et robbe siano resposte ad tali valenti homini che non vadano in sinistro. Et demum tu che sei sul facto, non havendo respecto a cosa soprascripta, fa' como te parerà meglio, purché la cosa habia bono effecto. Laude, xxvii septembris 1451.
Cichus.