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93. Francesco Sforza al vescovo di Parma [Delfino della Pergola] 1451 giugno 12 Milano

Francesco Sforza scrive al vescovo di Parma di voler togliere la scomunica contro la contessina Arcimboldi, vedova di Antonio Rossi. Qualora non intendesse farlo, gli chiede di volere lasciare la causa a persone ecclesiastiche perite in iure et confidente dele parte che risolvano il caso secondo diritto.

Domino episcopo Parmensi (1).
Havimo inteso quanto ce ha scripto la paternità vostra per executione sua della excomunicacione facta a madonna contessina de Arcimboldi, relicta quondam de Antonio Rosso, in el che ne pare non essere stato bisogno che dicati haverlo facto per conservacione delle rasone vostre, perché non è nostra intencione favorire essa madonna contessina né altra persona contra le rasone vostre, ma dicemo esserne parso ad havere facta dicta excomunicatione grande facto, perché pure voriasse havere consideracione a tale donna de reputacione como ley. Pure quello che se sia, nuy ve confortiamo et caricamo che vogliati revocare dicta excomunicatione et, se possibile è, concordare la differentia quale haveti con li figlioli del dicto condam Antonio, marito della dicta madonna contessina. La quale cosa haverimo noy grata et a piacere, per non fare litigare la [ 30r] donna né li figlioli minori de legiptima etate. Et quando questo non vogliati fare, vogliati essere contento se commetta la causa in questa nostra cità ad alchune eclesiastice persone perite in iure et confidente dele parte, quale l'habiano a cognoscere et fare rasone. Et questo dicemo perché qui non è loco suspecto alle parte, immo comune. Et confortiamo la paternità vostra de quanto haverà sopra de ciò deliberato ne voglia avisare. Mediolani, xii iunii 1451.
Cichus.


(1) Si tratta del vescovo Delfino della Pergola (cfr. GAMS, Series episcoporum, p. 745).