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1046. Francesco Sforza a Cristoforo Torello (1452 settembre 21 "apud Lenum").

Francesco Sforza esprime a Cristoforo Torello il suo disappunto per la tolleranza dimostrata per i danni fatti dai suoi saccomanni alle case di quel territorio, pur sapendo che ivi alloggeranno altri militari, e che si tratta di terra fedele al duca; vuole che ciò non si ripeta, imponendogli di passare di casa in casa perché non si faccia nessun danno. Ha inteso il "levare campo deli nimici": mandi qualche compagnia di saccomanni, l'una per la via del Po, l'altra per Offlaga e Bagnolo per controllare i nemici.

Christoforo Torello.
Nui havemo inteso cum grande displicentia che li saccomanni vostri hanno hincomenzati guastare et tuttavia guasta le case deli borghi de quella nostra terra, dela qual cosa non possiamo se non meraviarse et dolerse che glie comportate tanto mancamento, puta, perché, como sapite, hanno ad venire lì dele altre nostre gente ad allozare poy, essendo quella terra multo nostra affectionata, dele quale pur se ne receve comodità assay. Pertanto, esendone multo graviximo questo tanto manchamento, volemo che, recevuta questa, subito provediate, et cum gride et cum quelli migliori modi ve parrano, che non siano più guastate le dicte case. Et voy stessi andarete de casa in casa provedendo che se faza più damno, como più largamente super ciò intenderite da Iacomino Trombetta la voluntà nostra, quanto al quale crederite quanto ad nuy stessi. Ceterum habiamo inteso per la vostra lettera, per la quale ne scrivite de levare campo deli nemici: ne restiamo advisati et non achade dire altro, benchè volemo debiate mandare qualche compagnia de sacomanni al pede l'una (per la via de) Po l'altra per la via da Offlaga et de Bagnolo, per intendere deli progressi loro et dove se vano ad metterse, et subito, de volta in volta, (avisatene), ad ciò sapiamo essi lor progressi quali siano. Apud Lenum, ut supra.
Bonifatius.
Cichus.