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1066. Francesco Sforza al vicario di Quinzano (1452) settembre 22 apud Lenum.

Francesco Sforza accusa ricevuta della lettera del vicario di Quinzano. Gli chiede di mandare subito i balestrieri e i soldati che si trovano lì. Insiste perché convinca gli uomini di lì a non avere timore dei nemici. Sia però vigile perché nulla di avverso succeda.

Vicario Quinzani.
Havemo recevuto la toa lettera del dì de ogi et inteso quanto ne hai scripto: non dicimo altro se non che subbito ne mandi quelli nostri balestreri et ognuno altro nostro soldato che sia lì, siché siano qua in questa sira como per una altra ogi te havemo scripto. Se contentiamo dela provisione quale gli havive facto per lo vivere lor, la qual mò più non bisognarà. La casone perché non sonno venuti l'homini de quella nostra terra, l'habiamo intesa et non dicemo altro. Confortarai quelli homini ad darse de bona voglia et senza alcuno timore deli nemici, perhochè sonno adviati in suxo, pur nondimeno, se te accaderà havere bisogno de cosa alcuna, né che altro sentesti d'essi nimici, advisarne subito ad ciò possiamo provedere ad quanto fosse bisogno. Et cusì attenderai tu ala guardia d'essa diligentemente, siché non te possa incorrere veruno manchamento. La licentia rechesta per li homini de Urcei te la mandamo: è qui alligata. Apud Lenum, xxii septembris.
Bonifatius.
Iohannes.