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1129. Francesco Sforza all'ufficiale di Pavone 1452 settembre 27 "apud Lenum".

Francesco Sforza rimprovera l'ufficiale di Pavone per aver fatto togliere due ruote a un carro del marchese di Mantova perché le aveva riconosciute come ruote di un uomo di lì e di restituirle al carrettiere mantovano. Vieta, inoltre, che si aprano, come spesso avviene, i cassoni del pane del detto marchese, pena, in caso di recidiva, una esemplare punizione.

[ 279r] Dilecto nostro offitiali terre nostre Pavoni.
Dilecte noster, ne ha facto dire lo illustre signore messer el marchese da Mantoa che passando alchune so carra de lì, par che siano state recognosciute doe rote da carro, le qual par fossero de uno homo de quella nostra terra, et che per questa casone tu hay facto retegnire et torre dicte rote, per la qual cosa è bisognato che lo carro del prefato illustre signore marchese sia remasto lì, dela qual cosa ne rhidinamo tanto mal contenti deli facti toi quanto dire se possa et non porreste per una cosa farne cosa più molesta de questa, qual hay facta de toa testa et contra ogni nostra voluntade et rasone, perché, se pur fosse cusì, che le dicte doe rote fossero de quello nostro homo, dovevi mandare lo patrone dal prelibato illustre signor messer el marchese, che l'haveria proveduto oportunamente, et non far tanto deshonestissimo acto alle cose del prefato signore marchese. Et, pertanto, vogliamo et commandamote che, subito havuta questa, senza altra replicatione, et remossa ogni exceptione, tu facci dare le dicte rote allo carratore del prefato illustre signore domino il marchese et che non glie perde un aptimo de tempo per quanto hay cara la gratia nostra. Et perché intendeno anchora che li cassoni del pane del prefato illustre signore messer il marchese ogni volta che passano de lì glie sonno facti aperire dicti cassoni per vedere quello glie è dentro, non dicemo altro se non che, se de qui innanzi senteremo più tal cosa, te daremo tal punitione che serai exempio alli altri nostri officiali, et perhò provede che non ne sentiamo più querela. Apud Lenum, xxvii septembris 1452.
Iohaninus.
Cichus.