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1141. Francesco Sforza al vicario di Seniga 1452 settembre 27 apud Lenum.

Il vicario di Seniga si lamenta per il venir meno di guardie, perché il commissario di Pratalboino non intende inviargliene e neppur più gliene arriveranno dal Cremonese.Il duca risponde che in giornata gli saranno di ritorno gli uomini del Cremonese; inoltre ha dato precedenza ai lavori di Pontevico ordinati a Manfredo.

Prudenti viro dilecto vicario nostro Senighe.
Carissime noster, havemo recevute le toe lettere et inteso quanto tu ne scrivi dele guardie, qual non intende più mandare el commissario de Pratalboyno, et anche de quelle dele (a) terre de Cremona, le qual manchano per essere andate in Parmesana in logo de Ternede, et che per questo tute excuse se non facessono le guardie oportune, te respondemo che quelli de Cremonese serano ozi may ritornate et te ne poray aiutare, siché per questo, usando tu quella diligentia, che credimo non è da dubitar, ala parte de lavorare al ponte, considerando noy ad uno tratto non se poteriano fare et l'una guastaria l'altra, deliberammo che prima se attenda al lavorero de Ponte Vico, qual havemo ordenato a Manfredo, advisandote che deliberamo, accadendo che quello ponte venisse meno, como tu scrivi, per lo troppo cavalcare, de mandare quello ponte de nave havimo ad Ponte Vico, siché deliberamo che per addesso tu non adfatighe l'homini a quello ponte. Al facto dela toa promissione, noy glie provederamo in modo che tu te porray contentare. Attendi pur ad bona guarda et ben regimento de quella terra. Apud Lenum, xxvii septembris 1452.
Ser Iacobus. Cichus.

(a) dele in interlinea.