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1149. Francesco Sforza al referendario e al tesoriere di Cremona 1452 settembre 28 "apud Lenum".

Francesco Sforza scrive al referendario e al tesoriere di Cremona. Il referendario ha fatto bene a non accettare la protesta dei dazieri locali della gabella grossa, i quali sostengono che la guerra dei Correggesi blocca il movimento delle mercanzie via Po: è vero l'opposto. Il duca vuole, poi, che il tesoriere affronti senza alcuna remora la spesa dei maestri mandati a Pizzighettone per sistemare il ponte di barche.

[ 281vbis] Egregio ac nobili (a) viris referendario et tesaurerio Cremone dilectis nostris.
Carissimi nostri, inteso quanto tu, referendario, ne hay scripto deli dacieri dela gabella grossa de quella nostra città, quali hanno protestato e renunciato al datio sotto pretestu che la guerra de quelli da Correzo glie debba nocere et impedire le mercantie per la via de Po, dicimo che questa non è bona, né legitima, né acceptabile casione, perché, per cosa habiano facta né possano fare li Correzesi, le mercantie non serano mancho secure, anzi saranno più secure per quella armata tenimo in Po, siché hay facto bene ad non acceptare, né consentire ala protesta, né per questa vorrimo perdere niente, et cusì glie dirrai. Ceterum, havendo noi ordinato che se manda deli magistri ad Pizegatone per reconzare alchune nave del ponte havemo lì et, consyderata la importantia del dicto ponte al tucto necessario, volemo et commettemo, maxime ad te, thexaurero, che debbi exbursare o far pagare la spesa qual glie andarà, che sarà perhò pocha. Et ad questo non fare contradictione alcuna, perché questa è spesa al tucto necessaria. Apud Lenum, xxviii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) Così A.