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1232. Francesco Sforza a Leupo de Dyano 1452 ottobre 6 "apud Lenum".

Francesco Sforza dice al famiglio Leupo de Dyano di aver preso atto che ha fornito il territorio di legname, zappe e badili , e che i luoghi circostanti sono obbedienti. Gli ripete che vuole conoscere il numero delle paghe che ha il connestabile Francesco Corso. Prende atto che schioppettieri e balestrieri pretendono di avere, oltre a pane, vino e carne, anche formaggio e olio; gli fa sapere che devono accontentarsi di pane e vino.

[ 296r] Dilecto familiari nostro Leupo de Dyano.
Dilecte noster, remanemo advisati de quanto per la toa ne hai scripto circha che hai fornito quella terra de legname, zappe et badili, et cetera, et cusì deli lochi circustanti che sono obedienti, et cetera: non acade dire altro se non che te caricamo bene ad adttendere diligentemente quanto hai da fare. Ceterum ne meravegliamo multo che non ne habi mandato el numero dele paghe che ha Francescho Corso, nostro conestabile, como te commissemo, dove se agravano de te. Il perché volimo che subito ne debi mandare el numero de dette paghe senza (a) alcuno fallo né dilatio. Ala parte deli schioppitteri et balestreri che voleno oltra al pane vino et carne, anchora del formagio et oleo, et cetera, te dicemo che ne meravegliamo multo et ne pare che habiano adcontentare, havendo pur del pane et vino. Per la qual cosa volemo che, oltra al pane et vino, non lasse molestare quelli nostri homini, né strenzerli ad dargli cosa alchuna. Et fa che più non habiamo ad sentire tal deshonestate. Apud Lenum, vi octobris 1452.
Bonifatius.
Cichus.

(a) senza ripetuto.