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130. Francesco Sforza ad Angelo de Caposilvis 1452 gennaio 26 Milano.
Francesco Sforza comunica ad Angelo de Caposilvis che da lui si sono portati Simone Bombecaro,Giacomo de Licesi e Masino di Zampi, detto Masenada, tutti di Calvatone. Avendo inteso che Angelo aveva preso alcuni di detto luogo e cercava loro, si sono presentati da Giovanni da Tolentino e hanno dato garanzia di 400 ducati di portarsi dal duca, che, intesili, gli paiono senza colpa. Rittornati al lor paese non vuole che subiscano molestia nè nelle persone, nè nelle cose loro e Angelo non agisca contro di loro senza licenza ducale. Vuole che indaghi, senza dar troppo credito alle chiacchiere.
Angelo de Caposilvis.
Angelo, sonno vinuti qui da nuy Simone Bonbecharo, Iacomo di Lichesi et Masino di Zampi, dicto Masenada, da Calvatono, exhibitori presenti, et la casone perché sonno vinuti da nuy è che, retrovandosi essere abssente da Calvatono et intendendo che tu havene preso alcuni da Calvatono et cerchavi loro, dubitandose non gli facessi male, venero ad Cremona et se presentarono ad misser Iohanni da Tholentino, al quale dedero sigurtà de 400 ducati de vinir da nuy, qualy ne hanno facto la scusa sua, per modo ne pare comprendere siano senza colpa de questo facto. Pertanto nuy gli havimo dato licentia che tornino ad casa sua, et cussì ritornano, siché non gli dare molestia [
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né impedimento veruno a loro nelle robbe né nelle persone senza nostra licentia. Ti dicimo bene vedi informarti se loro sonno colpeveli de questo facto, et advisane de quello haveray trovato, ma senza nostra licentia non gli fare novità veruna, perché ad nuy pare siano senza macula, et vogli intendere la cosa subtilmente cum intellecto, siché trovi el vero et non dare fede ad ogni parola te fosse dicta. Data Mediolani, die xxvi ianuarii 1452.
Cichus.