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1454. Francesco Sforza a Simone da Spoleto (1452) ottobre 27 ("apud Calvisanum").

Francesco Sforza dice a Simone da Spoleto di non essere d'accordo circa le persone che vorrebbe togliere di lì, ritenendoli valentuomini al pari di Fiorino; vuole, comunque, che li tenga d'occhio. Degli uomini del luogo ha una buona opinione e sa che vorrebbero lavorare la terra. Il duca fa, però, rilevare la necessità primaria che si proceda alla fortificazione del luogo e alzare il riparo della seriola almeno ad altezza di uomo; e così intende che si proceda in modo che la gente d'arme sia sicura entro il borgo. Informa Simone che ha scritto al referendario e al tesoriere di Cremona per la fornitura del ferro adatto per ponti e rastelli. Nessuna considerazione il duca fa per il saccomanno di Luigi da Soncino consegnatogli dai capitani: lo deve impiccare. Vuole, perché mal tollerati dalla gente, che sposti nel borgo i cavalli alloggiati lì e gli ordina di ammonire i condottieri di intervenire con la gente d'arme che si dà a rovinare case, avvertendoli che se staranno inerti, si rifarà su di loro.

Ser Simoni de Spoleto.
Havemo visto quello ne hai scripto per una tua continente più parte et, respondendo, quanto ala prima, de quelli te pare se debiano levare de lì, dicemo che non sapiamo se tu hay facta electione de questi che dici de levare per ti stesso o como, perché, como tu sai, te dissemo che ne dovessi havere informatione da chi se ne intende meglio de ti. Ben te dicimo che, al credere nostro, tucti serranno valenthomini, et così credemo serrà quello altro Fiorino; non di meno ne pare debbii tenere l'ochio al pennello et haverli l'ochio addosso, ad ciò non possa sinistrare né lui, né altri, né fare cosa alcuna in preiudicio del stato nostro, né de quella terra. A l'homini de quella terra daressemo sempre ogni favore possibile perché così merita la fide loro. Ma perché ne pare comprendere che loro vorriano lavorare ala terra et havere aiuto ad lavorare ala serriola et altroe¸ dicemo che, se sapesti quello importa la fortificatione de quello borgo, prima se procederia ad quella che ala terra, et questo dicemo perché la fortificatione d'essa terra principalmente è per le gente d'arme, le quale non gli ponno stare s'el dicto borgo non è fortificato. Perhò volemo che omnino se debia procedere ala fortificatione del borgo et alzare el reparo dela serriola almanco tanto quanto è alto uno homo, ad ciò che le gente de arme glie possino stare dentro securi, perché se porrà da poi acconzamente adtendere, procedere ala fortificatione dela terra. Et così volemo exequissi per omne modo. Per lo ferro necessario per li ponti et rastelli havemo scripto al referendario et thexaurario de Cremona che lo debiano mandare megliore che non fo l'altro, et così voglili solicitare che te lo mandeno presto. Ala parte de quello saccomanno de Aluyso da Sonzino quale te hanno consignato quelli capitanei, dicemo in poche parole che, essendo lui venuto per quelle casone che tu scrivi, lo debbi fare impiccare per la gola. [ 343v] Perché gli homini de quella terra se gravano de cavalli che sonno alozati in la terra, volemo che omnino li removi et lozi nel burgo como li altri. Et ulterius, perché intendiamo che quelle zente d'arme tractano pur male quelli nostri homini in li serami et guastargli le case, volemo sapii ch'el non ne porria esser facta cosa più molesta de questa, et te commectemo che, retrovandote cum quelli conducteri, li ammonissi, carichi et strenze per nostra parte che per nisuno modo, se gli è cara la gratia nostra, vogliano patire che sia tolto una festuca de strame ali dicti homini, né guastatoli una sola casa, perché sentendone lamenta alcuna non l'imputarono (a) mai ad altri che alloro, et ne faremo tal demostratione che cognoscerano quanto l'habiamo ad male et, capitandone uno alle mane che faze como è dicto, mandalo ad nuy perché non lo possendo castigare cum parole, lo castigarono (a) cum facti. xxvii octobris (1452).
Irius.
Cichus.

(a) Così A.