Registro n. 7 precedente | 1468 di 2129 | successivo

1468. Francesco Sforza a Simone da Spoleto 1452 ottobre 28 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza ringrazia Simone da Spoleto per avergli inviato il salvocondotto portato dalle donne di Bagnolo a Scudellino. Vuole che ringrazi Fiorino da Luzago per aver dato, con ciò, un'attestazione della sua fedeltà. Vuole ancora che convinca tutti a non credere ai Veneziani perché pure con loro si comporterebbero come hanno agito a Montechiari, Offlaga e altrove e li rassicuri che fra pochi giorni vedranno tali progressi del duca da levar loro ogni dubbio. A proposito dell'espulsione di Lamberto per la vertenza avuta con Giovanni da Sant'Ambrogio, gli dice di concedergli di abitare in quel territorio, non dandogli alcuna noia, qualora si comportasse costumatamente.

Ser Simoni de Spoleto.
Havimo recevuto e visto lu salvoconducto, sive la lettera, che hano portato quelle femine da Bagnolo ad Scudellino quale tu ne hai mandato, et inteso quanto per la tua ne scrivi. Al che, respondendo, ti dicimo hai facto bene ad mandarnelo et ti ne commendiamo, volendo, pariformiter, che tu ne comendi et regratii per parte nostra Fiorino da Luzago, el quale, in questo, ha demostrato la sincera devotione et fede che ne porta, al quale nuy scrivimo opportunamente perhò per l'alligata, la quale glie darai per parte nostra. Cossì volemo conforti ognie uno ad darse de bona voglia et non credere cosa alcuna a Venetiani, perché glie fariano dele cose che hanno facte a Montechiaro, ad Offlaga et alcuni altri lochi, como denno havere inteso, ymmo che attendano al ben fare, certificandoli perhò che fra pochi dì nuy faremo tal progressi che essi non haverano ad dubitare de cosa alchuna né ad vivere sotto loro salviconducti, deli quali, como havimo dicto, non se ne vogliano puncto fidare. Ceterum, inteso quanto ne hay scripto de quello Lamberto, quale questi proximi dì licentiaste che se podesse absentare de quella nostra terra per la questione che fece cum magistro Zohanne da Sancto Ambroxo, ti dicimo che questo fallo glie remettimo, et volimo che da mò innanzi lo lasse stare et habitare in quella nostra (a) terra, et non glie farrai più contradictione né molestia, dummodo ch'el se deporte bene et costumatamente et non faza cosa che da fare non sia. Ex Castris apud Calvisanum, xxviii octobris 1452.
Bonifatius.
Iohannes.

(a) nostra in interlinea.