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1550. Gentile da Leonessa, Iacopo Lauredano e i capitani e condottieri di San Marco a Francesco Sforza 1452 ottobre 22 "apud Gaydum".

Gentile da Leonessa, governatore, Iacopo Lauredano, provveditore, i capitani e condottieri di San Marco ribattono a Francesco Sforza le accuse di insolenza, tradimento e inganno contro loro rivolte per il saccheggio di Offlaga e l'incursione a Manerbio e altrove. Ricordano allo Sforza che in tutta Italia, meglio dire in tutto il mondo, è nota la fede e integrità di Venezia dimostrata non solo nei tempi passati, ma anche al presente; puntualizzano che Offlaga non aveva da loro alcun salvacondotto, e aveva tradito Venezia e che, come tale, era stata anche preventivamente minacciata; sull'incursione a Manerbio dicono che aveva da loro un salvocondotto, ma Manerbio era corsa in aiuto ad Offlaga e, in tali casi, è legittimo usare la forza. Se i danneggiati hanno motivo di lagnarsi ricorrano a loro perché, asseriscono, di non mancare al dovere, come sempre fanno. Quel che li ha più infastiditi è l'accusa sforzesca del ricorrrere a mezzucci di offesa per guadagnarsi da Venezia il soldo e, perciò, ricordano allo Sforza che se ha passato l'Oglio, ciò l'ha ottenuto se non per il tradimento dei prigionieri, assicurando lo Sforza che comunque, a giorni, gli daranno una dimostrazione dell'ingegno e delle forze loro per cui gli rincrescerà e si pentirà di essere andato tanto oltre.

[ 366v] Illustri domino Francisco Sfortie Vicecomiti duci Mediolani, et cetera.
Illustris domine et cetera, habiamo recevuto per el trombetta dela signoria vostra una soa lettera per la quale ne dice et condolese de certi danni pare per li nostri sianno facti ad Manerbio et alcuni altri lochi et etiam del saccomanar de Euflaga, et cetera, et usate molto deshoneste parole appellandone usamo insolentia, tradimento et inganno, de che certo non podemo se non più che grandemente meravigliarse dela vostra signoria, la qual de' cognoscere optimamente quello che, non solamente ad tucta Italia, ma, ut rectius loquamur, ad tucto el mondo è più che manifesto, cioè la integra fede dela nostra illustrissima Signoria et nostra per experientia sempre demostrata verso ognuno, et anchi a tucto el mundo è manifesto qual fede et integrità per altri, non solamente per li tempi passati, ma etiam de presenti, se servi in modo ne par conveniente: ad questa parte non bisognar altra resposta, perché la signoria vostra optimamente intende el dire nostro. Se è stato per li nostri saccomannato Euflaga, quale da noi non haveva salvuconducto, anzi, como a rebelli dela nostra illustrissima signoria conveniente ne era inferire ogni exterminio et tanto più quanto neli dì passati de nostra bocha glie dechiarassemo. Crediamo la excellentia vostra per questo de noi non se habia meritamente ad condolere, perché verso loro habiamo facto quello merita li traditori et rebelli ad li signori et manco etiam se de' gravare la signoria vostra deli danni dicono havere recevuti quelli da Manerbio, perché, nonobstante havesseno salvuconducto, per quanto dice li nostri, se retrovono al dicto facto, non restone de correre ala tracta al soccorso de Euflaga senza respecto alcuno. Per la qual casone ali dicti nostri fo licito vim vi repellere, como la rasone vole, et in quello caso ad alcuno salvoconducto non haver respecto, né per questo crediamo la signoria vostra ne debia nominare mancatori de fede et traditori. Ma di simile amperò, quanvis non ne piaceno, (a) faciamo puoco caso perhochè, como de sopra habiamo dicto, et hora quello mede(si)mo confirmemo. La fede nostra ad tucto el mondo è notissima né mai ad noi se pote imputare mancamento de fede, como se pò dire ad altri, quali non se curamo più chiaro explicare, perché la signoria vostra optima mente de' intendere, et se altramente intendesseno li dicti damnificati, cioè, che contra el dever, danno alcuno havesseno recevuto, ponno recorrere da noi, li quali, da mò assecuramo et potranno dire le raxone sue, né mai a loro né ad altri mancaremo del dovere, como nela nostra illustrissima Signoria, né noi siamo usati de fare. Ma perché, inter alia, ne direte che altramenti non sapiamo valerse contra de voi che per li modi predicti et che faciamo buctare via ala nostra illustre Signoria li denari in noi, non deliberamo de restare ad questo de respondere. Noi havemo saputo et cum [ 367r] lo ingegno et cum le forze valerse contra la signoria vostra in modo che cosa veruna cum forza l'à non havuta, poiché passassemo Oglio se non mediante li tradimenti deli captivi, quali faremo pentirse deli lor mancamenti, et non solamente mancho potrà obtenire ne l'avenire la signoria vostra. Ma fino ad pochi zorni li mostraremo ancora meglio lo ingegno et le forze nostre in modo che ala signoria vostra recrescerà et pentirarse de esser venuta tanto oltra. Et che se sì utilmente la nostra illustrissima signoria da alcuni l'hanno servita per lo passato et tolto el denaro suo senza fare fructo fosse stata servita, como da nui ale guerre et disturbi presenti non se retrovaria. Concludendo aduncha, dicemo ala signoria vostra che la fede dela nostra illustrissima signoria et nostra continuamente habiamo observata et per lo advenire deliberamo observare, et cossì ne certificamo la signoria vostra per queste nostre, perché fra noi se retrova traditori over mancatorre alcuno, como se retrova apresso dela signoria vostra. Ex castris apud Gaydum, 22 octobris 1452.
Gentilis de Leonessa, gubernator.
Iacobus Lauredano, provisor.
Capitanei et conductores exercitus Sancti Marci.

(a) ne ripetuto; piaceno in interlinea.