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1552. Francesco Sforza ai presidenti agli affari di Brescia, ai cittadini e alla comunità della città 1452 ottobre 31 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza ridice ai presidenti agli affari di Brescia, ai cittadini e alla comunità della città che si è mosso non per volontà di guerra e ha varcato l'Oglio non per danneggiare il Bresciano, ma per essere stato aggredito all'improvviso e aver avuto il suo stesso territorio, impreparato alla guerra, minacciato, e per dimostrare di volere la pace non per paura dei Venenziani, ma per amore della tranquillità dell'Italia. In terra bresciana si è sempre comportato umanamente, contrariamente agli altri che spregiano i salvocondotti da loro concessi, mentr'egli ha cercato solo di affrontare il nemico che se ne stava in luoghi forti. Per stanare il nemico si è portato a Calvisano, andando per tredici giorni per la campagna, sperando che i Veneziani facessero quanto per lettere vanno dicendo con tutta Italia di voler fare. Per por fine a tale situazione, lo Sforza ha mandato in campo nemico il guanto di battaglia tramite un suo famiglio con un trombettiere, fissando per venerdì o sabato, il confronto tra i due eserciti nella campagna di Montichiari. Il duca manda questa lettera alle persone sottoelencate.

Spectabilibus viris presidentibus negotiis, civibus ac comunitati Brixiensi.
Spectabiles viri, non per desyderio de fare guerra, perché per nui mai è mancato de cercare et volere pace, como ad tucta Italia è manifesto, neanchi per voluntà de damnificare el paese Bressano, al quale continuamente havimo portato, se movessemo cum el nostro exercito a passare Oglio, ma trovandone iniustamente et ex improviso, ymmo cum esserne data speranza de pace, assaltati et corso el nostro paese, el quale, per non esser da noi advisato, stava senza alcuno dubio de guerra per levarne quel carico dele terre nostre, et demostrare che non per paura de loro, ma per quiete et tranquillità de tucta Italia, havemo cercata la pace. Venemo cum nostre gente in queste parte, in le quale quanto humanamente siamo portati non bisogna che nui non lo scrivamo, perché perfino ale pretre, se sapesseno parlare, lo testificariano che mai non havemo lassato fare presoni, rapine, né altre cose che haveressemo poduto fare et che rechiede le guerre, et che haveria ogni altro che fosse stato in nostro grado, sempre attendendo ad volerce trovare cum lo exercito inimico et diffinire la questione cum la gente d'arme et non cum detrimento deli populi, dove per la parte adversa è facto tucto el contrario, che ale loro gente è dato tucto el paese in preda, et non solamente a loro, ma cum rompere li salviconducti et promesse et mettere dele terre ad saccomanno socto essi salviconducti. Non è mancato per loro de indurne nui ad fare el simile, nel che hanno demonstrato haver poco amore al paese. Et ulterius sempre se sonno studiati de lozare in lochi padulosi et forti dove non se poteria andare se non per ponti et rastelli (a) cum scrivere et divulgare che fugivamo et che, se ne trovasseno ala campagna, fariano et dirriano. La qual cosa, perché congnoscevamo era desfactione de questo paese, perché per l'ignoranti era creduto, venemo ad Calvisano solo per vedere se se 368v mettevano ad fare cosa alcuna dove siamo stati xiii dì et ogni dì andati per la campagna dove et como n'è piaciuto. Et vedendo per loro non farse altra demostratione de volere fare quello che per tucto hanno dato ad intendere, per fare ad tucti manifesto che per nui non è mancato a diffinire la questione nel modo dicto de sopra et che non cercamo la desfactione, ma la tranquillità del paese et che de lettere né de conforti alcuna dele parte reste più ingannata, glie habiamo in questa sira mandato nel campo loro publicamente per uno nostro fameglio et uno trombetta el guanto dela battaglia, et per nostra lettera glie habiamo offerto de trovarse veneredì o sabbato proximo in mezo la campagna de Montechiaro cum tucte le nostre gente, et requestogli che anchi loro se glie vogliano a trovare, como per la inclusa copia vederete, et li se diffinisca la sententia per quello iudice al quale nisuno secreto è occulto et il quale non pò esse(re) inganato, non dubitando che, s'el se condurano, che la victoria de chi haverà migliore rasione. Et quando non se vogliano condure, ad noi bastarà che ogni persona cognosca per nuy non è mancato de obviare ala desfactione de questa parte, et che se congnosca se le lettere et persuasione per loro, per lo paese et ciò che è scripto per tucta Italia è vero o bosia. Apud Calvisanum, ultimo octobris 1452.
Bonifatius.
Cichus.
A margine: non fuit missa.
Infrascripta est forma litterarum scriptarum om(n)ibus annotatis in lista inferius, scripta, mutatis mutandis.
Per la iniustitia et torto n'è parso de recevere da Venetiani, tra l'altre de esser stati da loro de improviso assaltati et roptone guerra, ne è stato forza et necessità defenderce et procedere contra de loro. Et cusì, siando passati el fiume de Oglio et venuti cum el nostro exercito nel piano de Bresana, dove havemo campegiato questa estate et continuamente ne siamo studiati de haver ad fare cum el campo de dicti Venetiani, quali non sonno mai voluti venire ala campagna, ma continuo se sonno servati neli lochi forti dove non s'è poduto andare se non per ponti et rastelli, per modo che per haver atteso ad questo de dovere havere ad fare facti d'arme cum loro, non havemo aquistate molte cose che haveressemo, benché habiamo la mazore et miglore parte de Bressana socto lo nostro dominio. Mò ultimamente siando venuti qui ad Calvisano dove è la campagna de Monte Chiaro per vedere se volevano pur fare experientia alcuna, como hanno usato li loro de dire et scripto et publicato per tucta Italia, et vedendo che siamo stati qui xiii dì et non hanno voluto fare altro, glie habiamo mandato ad rechiedere et offerire esser et aspectarli nel mezo dela campagna de Montechiaro cum lo exercito nostro et mandatoli lu guanto dela battaglia, como vederete per la inclusa, se acceptaranno, et che vogliano aceptare speramo de farvene sentire tal novella che ve piacerà. Questa ve habiamo voluto scrivere adciò siate advisati dele cose como procedeno nele parte de qua. Apud Calvisanum, ut supra.
Cichus.
[ 369r] Quibus scripta fuit superior littera:
Regi Aragonum,
Nicodemo;
domino Fernando, duci Calabrie ac capitaneo et conductori regii exercitus contra Tusciam,
domine Blanche Marie ducisse Mediolani,
magnificis dominis decem Balye comunitatis Florentie,
Cosme de Medicis ser Iohannes,
Boccazino de Alamanis,
Deotesalvio Neronis Nigii,
ser Iohannes.
Gubernatori Marchie,
comunitati Ancone,
domine Sceve Sfortie,
comunibus Cignani et Faverzani,
comunibus Vayrolarum Veterum et Alghisiorum,
comunibus Pavoni et Cigoli,
comuni Pontisvici,
comunitati Luce,
dominis de Consilio secreto,
Zanectus.
Dominis oratoribus Florentie et ducibus apud regem Francorum,
domino duci Sabaudie,
domino Sigismundo,
Francisco Gentili,
domino legato et comunitati Bononie,
domino Sancti de Bentivoliis,
domino Malateste Novello,
domino duci Muttine,
Antonio de Tricio,
Consilio Sabaudie,
Irius (b).
Domino Alexandro Sfortie,
potestati Terdone,
castellano (c) et potestati Papie,
potestati Cumarum,
potestati Novarie,
potestati Manerbii,
potestati Quinzani,
commissario Pontremuli,
ser Iacobus.
[ 369v] Domino gubernatori Astensi,
Iob de Palatio,
Georgio de Annono,
comunitati Senarum,
Iacobus Boccacius.
Domino duci Ianue et officiali rerum Lombardarum,
domino Sceve de Curte,
domino Iohanni Filippo de Flisco,
domino Blaxio de Asereto,
domino oratori Florentino Ianue,
Persanctes (d).
Domino Bosio Sfortie,
potestati Cremone,
potestati Parme,
potestati Placentie,
Rolando marchioni Palavicino,
dominis de Forlivio,
potestati Florenzole,
potestati Burgi Sancti Donini,
potestati Castri Arquate,
comissario Pratalboyni et Gambare,
comiti Stefano de Sancto Vitali,
Ser Andreas.

(a) Segue andare se non per ponti et rastelli depennato.
(b) Irius è preceduto da ser Iacobus depennato.
(c) castellano è aggiunto a margine.
(d) Persanctes è preceduto da Ser Andreas depennato.