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1578. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 novembre 9 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza vuole che il podestà di Cremona costringa Zeniso di Manfredino de Curti da Vedeseta, abitante della pieve di San Giacomo, per avere perduto due buoi ducali, e altrettanto Polo di Agrosolo da Casanova, "patrone" di Stefano di Antoniazo, che ne ha pure perduto un paio, al pagamento di dette bestie al prezzo di venticinque ducati d'oro al paio. Esige che Pietro di Tonolo, Lafrancone dal Castelletto, abitanti a Castelletto, e Niccolò di Giovanni de Passari, abitante a Vigozzolo, che hanno abbandonato i buoi ducali in campagna, siano indotti a mandare al carreggio due bifolchi boni, mantenuti per un mese a loro spese. Sia i denari, che verseranno Zenizo e Polo, che i nuovi bifolchi vadano da Bartolomeo da Cremona, commissario sopra il carreggio. Si dice sorpreso di non avere mandato a Bartolomeo due bifolchi buoni bastanti per le comunità di Dorevero, di Quistro e di Pozzo Baronzio, pagati dal duca.

[ 385v] Potestati Cremone.
Perché Zeniso de Manfredino de Curti da Vedexeto, habitatore dela pieve de San Iacomo, bivolco, al nostro carrezo ha perduto uno paro deli nostri bovi del dicto carrezo, et Stefano de Antoniazo, fameglio de Polo de Agresolo da Casanova, etiam bivolco al dicto nostro carrezo, ha perduto uno de nostri bovi, pertanto volimo che, subito recevuta questa, debiate astrengere dicti Zoniso et Polo, patroni del dicto Antoniazo, al pagamento de dicti bovi perduti ad rasone de xxv ducati d'oro el paro, senza contradictione, né dilatione alchuna. Ceterum, perché se sonno fugiti dal dicto nostro carrezo Petro de Thonolo, Lafrancone dal Castellecto, habitatori del Castellecto, et Nicolò de Zohanni de Passari, habitatore de Vigozolo, et lassatolo li bovi nostri suso la campagna senza custodia alcuna, perhò volimo subito, visis presentibus, debiate astrengerli ad mandare qui al dicto carrezo doi bivolci boni et sufficienti per ciascuno de loro, pagati per uno mese ad soe spese, ad ciò che non li vegna voluntà de comettere più simile fallo et che siano exempio a l'altri de guardarse da simile fuga, quale resulta in grave danno al facto nostro, facendo consignare tanto questo bivolci mandarite quanto li sopradicti denari pagarano dicti Zovisi et Polo d'essi bovi perduti ad Bartholomeo da Cremona, comissario sopra dicto carrezo nostro. Preterea ali dì passati ve scripsemo dovessevo cum ogni celerità servare modo che fosseno mandati qui al prefato Bartholomeo da Cremona dui bivolci boni et sufficienti per la communità de Dorevero vostra, per la comunità de Quistro et doi per la comunità de Pozo Baronzo, quali pagaresemo noi et li tracteressemo bene, como tractamo li altri, et mai non l'havite mandati, né havete facta executione alcuna de quello bivolco fugito de dicto loco de Pozo Baronzo, de che se meravigliamo molto. Et pertanto vi conforthiamo et strengemo quanto possemo che debiate, subito recevuta questa, usandoli ogni vostra diligentia et solicitudine servare modo che habiamo qui tucti bivolci, facendoli consignare al dicto Bartholomeo, como havimo dicto, perché non porressimo fare cosa che più ne fosse grata et accepta de questa, attento el bisogno grande havimo de bivolci al presente. Sichè se devite fare cosa ne piaza, fate quanto per questa vi scrivemo cum quella più sollicitudine possite. Apud Calvisanum, viiii novembris 1452.
Christoforus.
Iohannes.