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1714. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 novembre 21 Gambara.

Francesco Sforza dice al podestà di Cremona di essere contento per il rilascio di Tommaso de Zelati, cui il duca, dopo avere restituto la refurtiva, aveva concesso grazia; si dice sorpreso che non gli sia chiesta alcuna garanzia e vuole che gli si chieda di non danneggiare i derubati.

Potestati Cremone.
Ce recordiamo havere scripto per nostre lettere, date apud Lenum xxvii de septembre, che siando de accordio, et havendo restituita la robba ali patroni a chi l'haveva furata et maltolta, Tomasso de Zelati, alhora sostenuto, voi lo doveste relassare liberamente, perché gli havevamo facta la gratia et volevamo se cassasse ogni processo et condamnatione de luy data o facta, como più largamente se contene in esse nostre lettere. Et cossì per le presente siamo contenti che voy l'habiate relassato et cassatogli ogni condamnatione et processo, ma parendone iusto et raxionevele che, innanti che fusse stato relassato, glie fusse facto dare segurtate idonea et sufficiente de non offendere nì in l'havere né in la persona alcuno de quelli ad chi haveva furato la robba loro, et per casione deli quali era stato impregionato, et siando novamente rechiesti ch'el se gli (a) faci dare la dicta securtate, volemo et ve commettimo che subito debiate havere denanti ad voy el dicto Thomase et, innanti se parte da voi, el debiate astrengere ad dare la dicta idonea securtate de non offendere in la havere né in la persona in occulto, né in palese quelli ad chi haveva furato né ad alcuno de essi, como rechede la raxione et honestà. Ex Gambara, xxi novembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) Segue fagi depennato.