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1740. Francesco Sforza ad Angelello da Lavello, Andrea de Pisis, Mariano da Arezzo e Giovanni Galantino 1452 novembre 23 Gambara.

Francesco Sforza dice ad Angelello da Lavello, Andrea de Pisis, Mariano da Arezzo e Giovanni Galantino di aver saputo quello gli scrivono i nemici e di aver inteso di quanto ne siano rimasti impauriti. Informandolo dell'arrivo degli schioppettieri richiesti, vuole siano vigili et solleciti e curino che il borgo venga celermente fortificato, badando che si costruiscano il massimo di case.

[ 416v] Angelello de Lavello, Andree de Pisis, Mariano de Aretio et Iohanni Galantho.
Habiamo recevuta la vostra lettera et inteso quanto ne havete scripto de quanto havete inteso deli nimici; vi dicimo che per essa vostra lettera demostrate havere paura più che non hano l'homini dela terra; del che non possiamo fare che non se ne meravigliamo perché voy non dovereste temere zanze; pur siamo contenti essere avisati da voy. Al che non dicimo altro se non che vi certificamo dicti nemici non verano lì, pur nondimeno vogliati stare per vigili et solliciti per modo che non ve possa occorrere mancamento. Et cussì cum ogni sollicitudine et studio vostro (a) attendite ad fare fortificare quello borgo per modo che non habiate ad dubitare deli nimici, nel quale farite mettere dentro più case che ve siano possibile, ita che apresso ad voy gli possano stare dele altre gente, et circa ciò non gli perdite una hora de tempo. Rendemose certi che mò debiano esser venuti lì tucti li guastatori, quali havimo vegnano là; siché non perdite tempo veruno ad questo. Li schioppitteri che ne domandate ve mandaremo là subito. Ex Gambara, xxiii novembris 1452.
Bonifatius.
Cichus.

(a) Segue voliat depennato.