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1807. Francesco Sforza a Petachio da Viterbo 1452 novembre 26 Gambara.

Francesco Sforza rinfaccia a Petachio da Viterbo il mancato rispetto dei salvacondotti concessi dal governatore Gentile da Leonessa, per cui ha preso alcuni uomini del posto e, anziché rilasciarli subito, li ha liberati solo dietro pagamento di una taglia. Gli manda un galuppo affinché voglia rilasciare detti prigionieri e annullare le garanzie che eventualmente fossero state date. Nel caso si rifiutasse, il duca sarà costretto a provvedere all'indennità dei suoi uomini.

[ 429r] Petachio de Viterbio.
Per li vostri, como sapeti, alli dì passati forono presi certi homini de questa nostra terra sotto el salvoconducto haviano dal magnifico Gentile, governatore, et benché dal conte Iacomo più volte sia stato scripto ad voy che, per observatione del dicto salvoconducto, doveste relassare dicti homini, tamen fino qui non l'havete voluto fare, anzi havete scossa la taglia et poi l'havete liberati, de che se meravigliamo, perché sapete bene ad questo modo non observano li salvaconducti. Pertanto de novo remandiamo lì questo nostro galuppo, solo per questa casione, cum la presente lettera per la qual confortiamo e caricamo che, per observatione delo salvaconducto hanno l'homini de questa terra dal governatore et per honore del conte Iacomo et vostro, debiate senza più replicatione relassare dicti presoni et cassare ogni securtà et promessa havesseno data, como è debito et raxionevele, overo ne advisate dela intentione et voluntà vostra perché, quando voy non voliate fare, serimo sforzati per quello modo ne parerà migliore de provedere al'indennità de l'homini nostri. Ex Gambara, xxvii novembris 1452.
Zannectus.
Cichus.