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1844. Francesco Sforza al podestà di Sabbioneta 1452 novembre 29 Gambara.

Francesco Sforza si stupisce che il podestà di Sabbioneta abbia, per mancato pagamento del dazio, sequestrato i soldi dell'eremita fra' Martino, soldi ricavati dalla vendita del vino, e destinati all'acquisto di un libretto per la messa. Con l'occasione il duca rimprovera al podestà la poca conoscenza delle gride e ordini in merito al trasporto di vettovaglie per uso proprio.

Potestati Sablonete.
Ne ha significato frate Martino, heremita, che havendo lui helimosinato et recattato ala questo (a) uno poco de vino per suo uso et deinde, havendo lui bisogno d'uno libretto per dire el divino officio, se è deliberato vendere el vino per comparare el libretto. Et cossì l'haveva mandato qua ad vendere a compagnia con uno altro, ma dice che tu gli hai facto sequestrare li denari, dicendo tu che tu voi ch'el paghi el datio, del che ne siamo maravigliati, se cossì è, prima, perché ad uno religioso et per simile cosa cossì piccola non deveressi usare cossì poca consideratione, ma quando anchora non gli fosse altro respecto, pur doveressi ogimai sapere che ad ogni homo è licito menare victualie de qualuncha ragione senza datio per uso dele nostre gente, et cossì gli sonno l'ordini et cride nostre. Et pertanto volimo che tu gli fazi liberare et licentiare li soi denari, siandoli sequestrati per cagione de datii. Et non manchi per cosa del mondo. Ex Gambara, xxviiii novembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) Così A.