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1853. Francesco Sforza a Gabriele da Narni 1452 novembre 29 Gambara.

Francesco Sforza esprime a Gabriele da Narni l'indignazione per il matrimonio tra Battistino da Terzona e la figlia del defunto Tommasino di Petrizanni contratto a dispetto del divieto ducale. Considerati i tempi decorsi tra l'effettuazione dell'atto matrimoniale e quello della sua consumazione, il duca stabilisce che la fanciulla vada in monastero e Battistino in prigione, sorte che toccherà pure a Luchino de Petrizanni e a Gabriele Maffi. Il duca impone che si faccia la nota dei beni mobili e immobili della sposa monacata, sia quelli testati per la morte del padre come i suoi, malgrado Gabriele parli di indisponibilità generale, ivi compresa quella del notaio, perché la casa della sposa è infetta. Evidente scusa, perché in realtà dal contagio sono passati parecchi giorni.

Ser Gabrieli de Narnia.
Respondendo ala tua littera, responsiva ala nostra sopra el matrimonio contracto fra Baptistino et la figliola che fu de Thomaxino di Pedrizanni, per la quale tu dici havere havuto informatione, per lo instrumento facto de dicto matrimonio, ch'el parentado fu concluso inanzi che fusse presentata la nostra littera. Te dicemo che questo poria essere vero, ma el commandamento, quale fu facto ali parenti de quella puta per nostra parte a bocha, fu inanzi che questo parentado fusse concluso. Ultra de questo, el matrimonio è stato consumato, secondo tu scrivi, da poy ch'el messo deli parenti dela dicta pucta retornò de qui, lì a Cremona, el quale ne dixe ch'ell'era già consumato, et sa bene luy quanto ne monstrassemo mal contenti che questo parentado fusse seguito. Ma loro hanno in tucti doy questi apti voluto fare a loro modo, et factosi poco concto nì extima deli facti nostri. Et perché nuy deliberamo essere obediti et punire li delinquenti et desobedienti, secondo meritano, volemo, subito recevuta questa, te debbi retrovare insieme con el nostro podestà lì, al quale scrivimo per l'aligata ch'el te debbia dare tucto quello favore richiderai per exequire questa nostra intentione, et servarai modo subito de mettere in uno monesterio la pucta predicta, secondo per l'altra nostra lettera te scrissimo, alla quale ne referimo, et deinde farai descrivere tucti li beni mobili et inmobili della dicta pucta, quali li sonno testati per la morte del patre et li suoy, ordinando in forma che non ne vada in sinistro tanto che vaglia un pontal de strenga. Et perché tu dici nella tua lectera [ 437r] che non hai possuto exequire questa nostra voluntà per rispecto che la caxa della dicta pucta è amorbata e che non trovarissi persona che la voglia receptare né anche notaro alcuno chi voglia descrivere questi beni, dicemo che non possemo fare che non ne maravigliamo de ti grandissimamente che si stato sì pigro et negligente ad mandare ad executione la voluntà nostra, perché oramai debono essere parechi dì che in quella casa fo el morbo. Siché debbe essere passato via suspecto, et che sia el vero, tu vedi che costoro non hanno havuto paura né dubbio alcuno a far contrahere questo matrimonio et deinde consumarlo. Et però se tu hai cara la gratia nostra et se hai voglia che te fazamo dele altre conmissione, farai con effecto quanto havimo dicto de sopra. Appresso volemo che tu fazi destinere Baptistino da Terzona, marito della pucta, Luchino de Petrizanni et Gabriello Maffi subito et senza contradictione alcuna. Et perché volemo staghino separati l'uno dal'altro, ne farai mectere uno in castello, l'altro in la rocheta de San Lucha et l'altro in qualche altro loco, li quali tucti sianno nella prixione et non sianno licentiati senza nostra expressa licentia. Et respondene come haveray facto, certificandoti che quando tu fossi etiamdio negligente ad mandare ad effecto questo te scrivemo, questa serà l'ultima conmissione che mai te daremo. Data Gambare, xxviiii novembris 1452.
Ioannes.
Iohannes.