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1870. Francesco Sforza a Copino de Picenardi, podestà di San Giovanni in Croce 1452 dicembre 2 Gambara.

Francesco Sforza vuole che Copino de Picenardi, podestà di San Giovanni in Croce, informato da Roberto San Severino del furto del cavallo subito da Niccolò Cerfoglio, provveda che gli uomini del posto restituiscano o paghino a Niccolò il cavallo. Siccome i paesani dicono che nel posto alloggiavano dei soldati, il duca ribatte che, in tal caso, spetta loro trovare chi ha il cavallo.

Nobili viro Copino de Picenardis, dilecto potestati nostro Sancti Iohannis in Cruce.
Dilecte noster, ne dice Ruberto da Sanseverino, nostro nepote, che conducendose, quisti dì proximi in campo, Nicolo Cerfoglio, suo homo d'arme, essendo logiato a Casteldidone in casa de uno di quella nostra terra gli fo tolto uno cavallo della persona sua. Et per(ché) ad noi non pare honesto né raxionevole che esso Nicolò perda il suo cavallo, te conmectimo et volimo che, hauta questa, debi intendere questo facto et provedere che li homini de quella terra restituischano o paghino al dicto Nicolò il suo cavallo. Et perché loro dicono che li alogiavano certi soldati, dicemo che quelli homini deghono trovare loro chi l'à (a) havuto; siché provedi per ogni modo ch'el dicto Nicolò sia satisfacto et sia spazato subito per modo non ne habiamo più lamenta. In questo provedi sumariamente se hai caro lo amore et gratia nostra. Ex Gambara, ii decembris 1452.
Zanectus.
Iohannes.

(a) Segue alozavano depennato.