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1923. Francesco Sforza al vescovo di Modena 1452 dicembre 5 Gambara.

Francesco Sforza dice al vescovo di Modena che, nel dubbio sull'andare a Milano o a Roma, ha ben fatto a optare per Roma. Al papa dirà della dedizione del duca per lui. Al Re d'Aragona, che tiene in considerazione i Veneziani, lo Sforza cercherà di insinuare quanto sia fuorviante il loro pensiero, perché i Veneziani gli sono nemici; il duca invece gli è fedele servitore e, appunto per questo, i Veneziani ne hanno detto male.

[ 451r] Domino episcopo Mutine.
Reverendissimo in Christo, pater amice noster carissime, havemo ricevuto la vostra lettera responsiva alla nostra circa quello ve scrissimo de l'andare vostro a Roma piutosto che venire de qua, et cetera. Ala quale, respondendo, ne piace la deliberatione presa per la signoria vostra de andare a Roma, la quale andata siamo certi serrà utile et honorevele et parturirà qualche bono fructo, et sia certa vostra signoria che da nui non mancharà mai, imo ce sforzarimo sempre fare per la signoria vostra, como per bono patre, che lo reputiamo, perché cusì richiede la dilectione et amore singolare quale ne porta. Et similmente quando se ritroverà de là a Roma, overo dala maestà de Re d'Aragona, ce aiutaremo del'opera della signoria in le cose che occorreranno, confidandove che la exequirà et farà fidelmente et voluntieri ogni cosa, como fariamo nui stessi. Et basta quanto acquesta parte. Quando vostra signoria sarà a Roma la se retroverà con Nicodemo, quale la introdurà ala santità del nostro Signore et l'informarà de quanto haverà ad exponere et, tra l'altre cose, ne recomanderà strectamente ala santità soa et ne gli offerirà nui et le cose nostre, e quanto più cordialmente saperà et poterà, perché non gli poterà dire tanto della fede, reverentia et devotione nostra verso la santità soa ch'el non sia ancora più. Quando vero vostra signoria sarà ala maestà del Re, similmente ne recomandarà ala maestà soa et, tra l'altre cose, gli dirà come essa vostra signoria è pi(e)namente informata, e cognose, e sa multo bene el gram concepto che faciamo della maestà sua e la sincera et optima dispositione nostra verso d'essa, et che a nui troppo dole e rencresce che sua maestà habia preso tanto concepto et facto tanto cavedale de Venetiani che la sia stato caxione de farli conseguire lo designo loro, ma che certamente soa maestà cognoscerà ancora et vederà per effecto che Venetiani sonno capitali inimici della maestà soa et che nui gli siamo bono figliolo et servidore como siamo stati da qui in dietro et qui chi per lo passato se sonno sforzati dire male de nui per mectere Venetiani in gratia della maestà soa, tenerà per quilli chi sono et non gli darà più fede come bisogna, extendendovi circa questa parte più largamente poterite per dargli ad vedere che Venetiani sonno i nimici capitali della maestà soa, et che nui gli siamo figliolo e servitore, come è dicto, perché de ogni cosa che dirà vostra signoria ala maestà de Re della nostra bona disposizione, ne haverà honore, perché soa maestà trovarà essere così cum effecto. Ex Gambara, die v dicembris 1452.
Irius.
Cichus.