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1930. Francesco Sforza al podestà di Castelleone e al famiglio ducale Donato 1452 dicembre 6 Gambara.

Francesco Sforza scrive al podestà di Castelleone e al famiglio ducale Donato di imporre ai provvisionati e ai soldati stanziati a Castelleone di restituire agli uomini di Cumignano le cinque paia di buoi, i dieci maiali e gli undici uomini sotto salvacondotto da loro presi. All'obiezione che domino Giacomazzo è morto e quindi il salvacondotto non vale più, il duca replica che è vero che il salvacondotto fu dato ad istanza di Giacomazzo, ma beneficiari ne sono quegli uomini e non Giacomazzo.

Potestati Castrileonis et Donato famiglio.
Li homini de Cumignano del distrecto de Cremona hanno mandato da nui et expostone cum lamenta como per quelli nostri provisionati et soldati sonno li in Castellione gli sonno stati tolti cinque para de bovi et circha lx porci et presi xii homini sotto salvaconducto et fidanza nostra, et più volte gli hanno domandati, sempre gli sonno stati denegati, de che ne maravigliamo. Et perché la voluntà e intentione nostra è che li salviconducti nostri siano firmi et [ 452v] vallidi et con ragione deservati, essendo como dicono, volemo et ve comandiamo che, subito recevute queste, gli debiate fare restituire et relassare et liberare homini, bestiame et ogni loro cose, che non gli manche niente, per quanto haveti caro de fare cosa ne piacerà. Et perché dicti homini dicono che gli è stato resposto che è morto domino Iacomazo, perciò el salvaconducto non vale più, ve dicemo che è vero ch'el salvaconducto fo facto ad instantia et preghi de domino Iacomazo, ma nui el concedimo et facemo alli homini et non ad lui; siché volemo gli sia (a) observato omninamente et cusì gli farite observare. Gambara, vi decembris 1452.
Cichus.

(a) Segue ordinato depennato.